“Noi non possiamo decidere del nostro aumento di stipendio”, fanno sapere ora parlamentari di Westminster e ministri del governo britannico guidato da David Cameron e che siedono alla House of Commons. Loro non possono, ma c’è qualcun altro che ci ha pensato per loro e cioè la Independent Parliamentary Standards Authority, un’autorità indipendente nata all’indomani dello scandalo dei rimborsi spese di qualche anno fa. La Ipsa, questa l’abbreviazione, ha quindi deciso: l’aumento dello stipendio dei parlamentari di Sua Maestà sarà di 10mila sterline all’anno. In un colpo solo, a partire dal 2015. Manca il voto finale, ma l’autorità ha assoluta indipendenza, quindi è molto difficile che la cifra venga rivista al momento dell’approvazione. Un aumento che arriva proprio mentre il cancelliere dello scacchiere George Osborne – e quindi il ministro dell’Economia – lancia una nuova stagione di tagli pubblici caratterizzata da “lacrime e sangue”, licenzia nelle amministrazioni dello Stato e dice che deve assolutamente essere risparmiato qualche miliardo di sterline. Il prima possibile, così come il prima possibile deve essere aumentato, allo stesso tempo, lo stipendio dei deputati.
Un sondaggio a Westminster, lo scorso gennaio, lo rivelò. La maggior parte dei parlamentari riteneva “insufficiente” lo stipendio base – al quale vanno comunque aggiunte le spese che vengono rimborsate lautamente – di 66mila sterline l’anno. E, sempre per la maggior parte di essi, lo stipendio ideale per poter far fronte al duro lavoro da deputato sarebbe stato di 86mila sterline, ben 20mila in più. La Ipsa non ha accettato questa richiesta e ha raggiunto un compromesso di 10mila sterline di aumento. Ma la gatta da pelare, ora, è tutta per il primo ministro conservatore che dovrà far digerire all’opinione pubblica l’idea di una casta che si aumenta la paga mentre la popolazione riceve sempre meno e deve dare sempre di più.
“Ma non è colpa nostra – ha detto Francis Maude, parlamentare e sottosegretario dell’esecutivo con deleghe in alcune materie di bilancio, fra le quali gli stipendi della politica – e non siamo stati noi a decidere l’aumento. La riforma, che dovrà essere approvata in via definitiva, è arrivata grazie all’autorità indipendente. Sono loro, ora, a decidere le nostre sorti”. Un modo per scaricare la responsabilità, secondo molti, proprio in un momento in cui l’opinione pubblica è particolarmente sensibile, anche nel Regno Unito, al tema della casta e delle sue remunerazioni. Il leader laburista Ed Miliband si è già detto contrario all’aumento, così lo stesso ha fatto Nick Clegg, leader dei liberaldemocratici e vice primo ministro. Un governo che rischia quindi di spaccarsi sulla questione, anche se la base parlamentare è comunque d’accordo – e non poteva essere altrimenti, verrebbe da dire – all’incremento di paga. Dallo scandalo delle spese, scoppiato nel 2009, la vita di un parlamentare medio è diventata leggermente più difficile, con spese che sono state tagliate e un controllo più stretto su quanto richiesto di rimborso. Così persino John Bercow, lo speaker della Camera dei Comuni, in pratica il presidente della Camera, si è prodigato in appelli all’aumento della paga, al fine di stimolare persone talentuose ma magari prive di fondi a candidarsi a un posto da parlamentare.