Mai più oversize. L’America continua la guerra culturale contro il junk food: adesso arriva lo stop a cioccolato, barrette piene di grassi, patatine fritte e drink iperzuccherini nelle scuole. La decisione è arrivata in questi ultimi giorni e proviene dal Dipartimento dell’Agricoltura americano che ha bandito snack ipercalorici nei distributori automatici degli istituti scolastici.
Sono già tre anni che, per legge, il cibo preparato nelle mense scolastiche americane deve rispettare alcuni standard nutrizionali, in particolare per quanto riguarda il contenuto di grassi, zuccheri e sale. Una battaglia contro l’obesità infantile e adolescenziale che adesso continua anche sul piano degli alimenti serviti dalle macchinette (frutta secca, cracker e barrette integrali al posto di caramelle e cioccolato) e di cui una dei testimonial più conosciuti è la first Lady Michelle Obama. Un iter e un lungo battage informativo che ha prodotto i suoi effetti visto che negli Usa da qualche giorno l’obesità è diventata una malattia: lo ha riconosciuto ufficialmente a giugno scorso l’American Medical Association.
Un’esagerazione? Non proprio se si considera che negli ultimi trent’anni l’obesità è mediamente raddoppiata tra i bambini americani e triplicata tra gli adolescenti: nel 2010 un ragazzo o un bambino su tre era sovrappeso od obeso. E magari noi italiani potessimo sfoggiare virtù grazie alla tradizione della nostra dieta mediterranea: purtroppo il nostro Paese ospita i bambini più obesi d’Europa ed è in aumento il consumo di cibi grassi e bibite zuccherate tra i ragazzi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in meno di un decennio la percentuale di obesità infantile in Italia è passata dal 9 al 12,5%, con punte del 24% nell’età tra i 6 e i 13 anni.
Certo, si può dire siano problemi delle società occidentali, ferite dalla crisi ma non ancora alla fame. Eppure il punto non è che si mangia troppo, ma piuttosto che ci si alimenta male. E non vuol dire che ciò avvenga per caso. Infatti l’obesità può essere indotta dal “cibo spazzatura”. Non si tratta di un’ipotesi ma dei risultati di diversi studi scientifici: uno degli ultimi e più autorevoli è quello di Nature Neuroscience.
Nell’articolo firmato da Paul Johnson e Paul Kenny si spiega perché il junk food provochi eccitazione e soddisfazione in chi lo assume. Semplice: il cibo spazzatura produce la dopamina, una sostanza euforizzante che crea gratificazione e piacere, attivando le medesime aree del cervello stimolate dalle droghe e dalle sigarette. Si parla infatti della secrezione di dopamina soprattutto in relazione agli effetti dell’assunzione e del fumo dei derivati della Cannabis.
Il risultato è che questi junk food creano assuefazione e il corpo ne diventa dipendente. E infatti, testando l’effetto del cibo spazzatura sui topi da laboratorio, i ricercatori dell’Istituto Scripps di Jupiter (in Florida) hanno dimostrato che cercando di cambiare la loro alimentazione dopo un periodo di somministrazione di junk food, i piccoli animali mostravano tutti i sintomi della crisi d’astinenza. Sarebbe il caso quindi di dosare ed equilibrare l’alimentazione di bambini e ragazzi, anche attraverso iniziative simili a quelle adottate dal governo americano, perché un giorno non si trasformino in giovani tossici, ansiosi di popolare le fila delle grandi catene di fast food.