Gli ispettori della Lagarde: "Prospettive di crescita deboli e disoccupazione inaccettabile". Sulla tassa il ministro Saccomanni afferma che il governo "terrà conto delle valutazioni dell'Fmi". Ma la Santanché lo gela: "Attentato alla nostra sovranità nazionale. Si trovi un'altra maggioranza"
A fare sponda a Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni sulla prudenza sulla riduzione delle tasse sono arrivati gli ispettori del Fondo Monetario Internazionale. “La tassa sulla proprietà sulla prima casa dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità ed efficienza e la revisione dei valori catastali accelerata per assicurare l’equità”, si legge nell’ultima valutazione dell’economia della Penisola svolta dal Fondo a conclusione della sua missione in Italia ai sensi dell’Articolo IV dello statuto del Fmi. Un’affermazione condivisa anche dal premier italiano, che ribadisce la complessità di intervento sulle due tasse più discusse, l’Imu e l’Iva: “Da qui ai prossimi 18 mesi il primo obiettivo, quello più difficile, è il tema della soluzione sulle cose più complicate, cioè l’Imu e l’Iva – ha ammesso Letta -, perchè avvengono con il bilancio 2013 ancora rigido e che non gode di flessibilità. Quindi, la copertura di questi interventi va trovata tutta dentro il bilancio e non è semplice”, ha detto Letta.
Anche perché il verdetto dei commissari di Christine Lagarde è inequivocabile. ”Le prospettive di crescita restano deboli, la disoccupazione è a livelli alti in modo inaccettabile e la fiducia del mercato è ancora debole”. L’Fmi ha infatti tagliato dal -1,5% al -1,8% le stime sul Pil italiano del 2013. Ha invece alzato quelle per il 2014 dal +0,5% al +0,7 per cento. “La ripresa è attesa a fine 2013, sostenuta dall’export e da una modesto miglioramento degli investimenti”, si legge nell’analisi che ricorda poi che sono state adottate “azioni decise dalla fine del 2011 per rafforzare i conti pubblici”, ma “il lavoro non è ancora completato” e “accelerare il passo delle riforme sarà essenziale per rilanciare la crescita e creare lavoro”.
“Il nuovo governo ha iniziato a costruire passi per fronteggiare i problemi strutturali italiani”, proseguono gli ispettori che hanno annotato come l’Italia aveva bisogno “di riforme forti per restituire fiducia e portare fuori il Paese dalla crisi”. Secondo i commissari, però, ”la priorità deve essere data ad aumentare la bassa occupazione dell’Italia, soprattutto di giovani e donne”. Dimezzare il gap con il resto dell’Europa, “potrebbe alzare il Pil di circa il 2,5% entro il 2018”. Ma è necessario agire “per migliorare la bassa produttività e competitività dell’economia”.
E proprio sul tema del lavoro, gli ispettori puntano dritti su un tema caro alla Troika. ”Indirizzarsi verso un contratto unico, più flessibile per i nuovi lavoratori che gradualmente aumenta la protezione del posto di lavoro all’aumentare dell’età potrebbe ridurre il costo delle nuove assunzioni e sostenere l’apprendistato”. Quindi “incoraggiare aziende e lavoratori alla contrattazione di secondo livello consentirebbe di unire in modo migliore stipendi e produttività”.
Il settore bancario italiano, hanno aggiunto gli ispettori, “ha mostrato una certa resistenza”, anche se la recessione ha “eroso” la qualità dei loro attivi e la redditività. Nel rapporto viene evidenziato poi che le banche italiane dispongono di livelli patrimoniali superiori ai minimi regolamentari. Il Fondo tuttavia sottolinea la necessità di rafforzare l’erogazione del credito all’economia reale e di migliorare le regole di governance delle banche in particolare per quanto riguarda le Fondazioni “che dovrebbero disporre di un adeguata struttura di governance”.
Per quanto riguarda il risanamento fiscale, invece, un ribilanciamento “è assolutamente necessario per supportare la crescita attraverso tagli di spesa e tasse più basse”, prosegue la nota, che apprezza “i rinnovati sforzi” per discutere la delega fiscale che “migliorerà l’efficienza del sistema fiscale”. Il Fondo affronta poi il caso Mps, segnalando che le autorità italiane “dovrebbero monitorare attentamente l’attuazione del piano di ristrutturazione di Mps e di essere pronti ad agire rapidamente se la banca non riesce a raggiungere i suoi obiettivi”.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che in questi giorni parla di luce in fondo al tunnel, ha fatto buon viso a cattivo gioco cercando di mettere in risalto gli aspetti positivi della relazione: “Siamo lieti che le opinioni dell’Fmi confermino una linea leggermente diversa da quella che si sente sottolineare da osservatori internazionali: il sistema ha retto bene all’impatto della crisi ed è in grado di fronteggiare le sfide che restano di fronte”, ha detto per poi ribadire: “Ci aspettiamo che la ripresa si materializzi verso la parte finale dell’anno e l’anno prossimo. Quanto prima riprendiamo il sentiero della crescita, più facile sarà il processo di aggiustamento della tassazione nel senso indicato”.
Sull’Imu, invece, Saccomanni ha dichiarato che il governo terrà conto dei “suggerimenti” del Fmi: “Stiamo valutando. Abbiamo indicato un orizzonte di tempo da completare prima delle vacanze di agosto e terremo in considerazione le valutazioni del Fondo”. Quest’ultima affermazione ha però scatenato una durissima reazione da parte del Pdl: “L’indicazione di lasciare l’Imu è un attentato alla nostra sovranità nazionale“, ha subito replicato Daniela Santanché. “Se il ministro Saccomanni dovesse, come pare, darvi seguito si prepari a cercare un’altra maggioranza per il suo governo”. Più diplomatico Renato Brunetta, capogruppo alla Camera del Pdl: “Il Fondo Monetario ha la sua visione del mondo. Il governo italiano ascolterà quello che ha da dire, ma va avanti sulla base del programma votato dalla sua maggioranza. Un po’ di autonomia e capacità di decidere ci è rimasta”.