Grazie alla felice intuizione di un gruppo di amici, il marchio umbro caduto in rovina negli anni Venti torna ai fasti di una volta. Prodotti rigorosamente artigianali, nel rispetto delle radici e della tradizione, senza seguire le mode o i capricci del mercato
Mettete insieme una storia centenaria di tradizione e orgoglio ed un gruppo di giovani innamorati delle proprie radici. Quello che otterrete sarà la rinascita della Fabbrica della Birra Perugia, prestigiosa impresa umbra caduta in rovina negli anni Venti. Lo storico marchio cittadino, datato 1875, aveva la sede in alcuni locali di palazzo Silvestri, in via Baglioni, vicino ai depositi di neve nei sotterranei della Rocca Paolina, utilizzati come primordiali frigoriferi per la maturazione e la conservazione della birra in fusti di rovere. Poi il trasferimento della Fabbrica nei più ampi locali di via Oradina (oggi via Bartolo) e, poco dopo, la chiusura.
Con intraprendenza, sacrifici e anni di ricerche e studi, un gruppo di amici è riuscito nell’impresa di ridare vita e lustro alla Birra Perugia, riaprendo la Fabbrica dopo quasi 90 anni, in una vecchia officina a Pontenuovo di Torgiano. Così Laura Titoli, Mauro Fanali, Luana Meuli, David Vescovi, Matteo Natalini ed Antonio Boco – questi i nomi dei giovani autori della rinascita – hanno dato anima e corpo ad un ritorno al passato in chiave contemporanea, più fresca e innovativa, e fortemente legata alle radici. Il grifo rampante, simbolo di Perugia, è tornato fiero sulle etichette delle birre, rigorosamente artigianali, prodotte dalla rinata Fabbrica e in commercio da poche settimane.
Non pastorizzata, non filtrata, senza conservanti né additivi e rifermentata in bottiglia, la birra è il primo simbolo del legame con la tradizione e con il territorio: autentica ed originale al tempo stesso, è il risultato dello studio delle antiche tecniche di lavorazione e trattamento del luppolo, insieme all’uso dell’acqua purissima delle sorgenti umbre. Già molto apprezzate da critica e amanti delle artigianali, le nuove birre Perugia sono due, una Golden Ale e un’American Red Ale. Chiara, delicata, dai profumi agrumati e il gusto fresco, la prima. Ambrata e più complessa, con profumi di frutta matura e note erbacee date dal luppolo, la seconda.
“Vogliamo produrre le birre che noi per primi amiamo bere. Non ci piace seguire le mode o i capricci del mercato. Preferiamo fidarci del nostro gusto per raggiungere, giorno dopo giorno, l’idea di originalità, sapore, equilibrio, bevibilità e finezza che abbiamo in testa”, scrivono i giovani proprietari sul sito ufficiale della Fabbrica. La felice intuizione di ridare smalto ad un marchio finito nell’oblio, fa ben sperare.
di Emanuela Mei