Dopo la sentenza di incostituzionalità da parte della Consulta, il Governo annuncia di voler presentare una nuova riforma ad hoc per l'abolizione delle Province. Dura reazione dell'Upi: "E' solo un capro espiatorio per zittire i cittadini che chiedono un vero cambiamento"
Il governo ci riprova con le Province. Lo ha garantito il presidente del Consiglio, Enrico Letta che, anche alla luce del pronunciamento della Consulta, durante il vertice di maggioranza a palazzo Chigi (chiesto da Scelta Civica, con tanto di tackle in scivolata di Mario Monti) ha confermato l’intenzione di presentare un ddl costituzionale per l’abolizione degli enti. Nel corso dell’incontro Letta ha preso anche l’impegno ad accelerare in autunno il pagamento dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione. E ha confermato l’intenzione di sciogliere entro ferragosto il nodo dell’Imu e della riforma complessiva e per questo ha deciso che la prossima riunione della cabina di regia governo-maggioranza si svolgerà il 18 luglio. Il ministro Dario Franceschini ha annunciato che il provvedimento sarà già al consiglio dei ministri di domani, 5 luglio.
L’intenzione espressa dal Governo di insistere sull’abolizione delle Province, nonostante la bocciatura della Consulta, ha però scatenato nuove reazioni nel mondo politico e istituzionale. Durissima quella dell’Upi (Unione delle Province d’Italia), per bocca del presidente Antonio Saitta: “Questo annuncio della definizione di un disegno di legge costituzionale solo sulle Province è gravissimo, una risposta rabbiosa contro il giudizio tecnico della Corte”, ha dichiarato, proseguendo. “Se sceglie questa strada il Governo dimostra che ancora una volta non si ha alcuna intenzione di riformare davvero il Paese, ma che si cerca solo un capro espiatorio per zittire i cittadini che chiedono, giustamente, un cambiamento profondo”. Anche la Lega ha accolto con favore il pronunciamento della Consulta: “La Corte Costituzionale ha giustamente cancellato l’ignoranza costituzionale di chi aveva scritto una norma assurda”, ha dichiarato Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia.
I partiti di maggioranza, invece, si dicono convinti della necessità di abolire gli enti provinciali al più presto: “Vista la delibera della Corte Costituzionale, e visto che la partita decisiva si gioca sul terreno della spesa pubblica, allora le Province vanno tutte eliminate attraverso una legge, ovviamente studiando bene la distribuzione delle funzioni e la collocazione dei dipendenti”, ha affermato Fabrizio Cicchitto, deputato del Pdl. “La Corte è intervenuta non sul merito ma sul metodo del provvedimento. La necessità di questa riforma rimane attuale ed urgente”, ha confermato il vice presidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. Più prudente, almeno sui tempi della riforma, il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato: “”C’è un cambio di costituzione da attuare, non so se si può farlo senza i tempi previsti dalla Costituzione stessa”, ha detto, aggiungendo di essere in favore dell’abolizione, ma anche che “non è togliendo le Province che si risparmia sulla spesa”.
Da Cgil, Cisl e Uil arriva infine un appello perché si ragioni su un nuovo ddl che dia certezze ai cittadini e ai lavoratori: “Dopo la sentenza della Corte è necessario uscire dal caos per dare ai lavoratori delle Province tutele e risposte certe. A noi interessa un riordino complessivo degli enti territoriali che ne rilanci il ruolo quanto a servizi, professionalità e bisogni delle comunità locali. Un riordino che ridiscuta le funzioni degli enti locali senza svuotarne le casse e ristrutturi la spesa, salvaguardando servizi e occupazione”, affermano i sindacati in una nota congiunta.