Modena annuncia 240.000 tonnellate di CO2 in meno all’anno fino al 2020 per la città e 800.000 nella Provincia. Una buona notizia, da un lato, mentre dall’altro sorgono una serie di interrogativi. Percentualmente a quanto ammontano? Come e da chi verranno ridotte queste emissioni? Come sono state calcolate? C’è coerenza tra le buone pratiche ambientali annunciate e richieste ai cittadini e la reale azione dell’amministrazione locale, di Modena e non solo?

Prima di entrare nel merito, una premessa è d’obbligo: ridurre le emissioni serra per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici è urgente e indifferibile e le città rappresentano circa la metà delle emissioni serra e perciò sono cruciali per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, come più volte ribadito alle varie COP (le Conferenze delle Parti delle Nazioni Unite sul clima come a Copenhagen, Cancun e Durban).

Ma andiamo con ordine e torniamo alla nostra città facendo un passo indietro; era il 20 marzo 1998 e a Modena si svolgeva un convegno sull’applicazione locale del Protocollo di Kyoto, la città e la provincia, in uno slancio virtuoso e sull’onda degli obiettivi (falliti) di Agenda 21 vollero fare da esempio: anziché il 6.5% previsto per l’Italia si impegnarono, a parole, a ridurre le emissioni dell’8%. Nessuno sa se questo obiettivo è stato realizzato e qual è il bilancio serra completo, settore per settore, e se e di quanto sono diminuite aumentate le emissioni di gas serra.

Sta di fatto che da allora siamo stati inondati da dépliant e decaloghi vari di di buone pratiche ambientali, quali “lava a 30°C, metti il coperchio sulle pentole della pastasciutta, non lasciare la TV in stand by, chiudi il rubinetto mentre ti lavi i denti”. Tutti buoni consigli, per carità, ma il cittadino, quando gli vengono chieste queste cose, esige, giustamente, coerenza. Non vuole vedere irrigare le aiuole sopra al parcheggio interrato del Novi Park in giorni piovosi o i campi da golf dei privati. E nemmeno, le luci accese di giorno allo stadio durante le partite di calcio e neanche le luci al parco Ferrari di notte quando il parco è chiuso.

Gli obiettivi di Kyoto e forse anche più, potevano e possono essere ottenuti facilmente eliminando gli “sprechi” di energia, con le buone pratiche. Ora, però, la nostra città aderendo al Patto dei Sindaci, si è data obiettivi più ambiziosi: riduzione del 20% delle emissioni e dei consumi energetici entro il 2020.

I propositi sono buoni, speriamo che i vincoli del Patto dei Sindaci, e i controlli che comportano facciano si che l’applicazione avvenga in modo serio e coerente, e soprattutto che quel che di buono  si cerca di fare non sia vanificato da altre e opposte azioni.

D’altronde, l’urgenza della crisi climatica e l’incombere del “picco del petrolio” richiedono azioni forti, chiare decise e coerenti; lo stesso obiettivo del 20% di riduzione è solo l’inizio per un futuro che deve per forza prevedere l’uscita dai combustibili fossili, prima che loro lascino noi.

Per raggiungere questo obiettivo occorre ben più che chiudere un rubinetto, installare due pannelli solari sopra qualche scuola o quattro colonnine per ricaricare inesistenti auto elettriche o far girare autobus a metano, impropriamente chiamati “ecologici”. I cambiamenti climatici dipendono non solo dagli sprechi di energia (che, ovvio, vanno eliminati) ma soprattutto dai consumi stessi, eccessivi nei paesi industrializzati.

Occorre un radicale cambiamento degli stili di vita e dei modi di produzione; un cambiamento da non scaricare solo sulle buone pratiche dei cittadini, ma da realizzare con scelte politiche serie e coerenti da parte delle amministrazioni, cambiamenti che devono passare attraverso una nuova concezione dell’agricoltura, dell’industria, dell’urbanistica e della mobilità, tanto per fare esempi di alcuni settori che dovranno essere ridefiniti con piorità.

Non a caso qualcuno si spinge oltre e dice “change the system not the climate”, cambiamo il sistema (ndr, economico) non il clima. A proposito, le grandi opere sono (ingiustamente) escluse dal conteggio delle emissioni del patto dei Sindaci, ma quante tonnellate di CO2 comporta la costruzione della Bretella Modena-Sassuolo e della Cispadana?

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