Nella qualità di “persona informata dei fatti”, vorrei fare delle “dichiarazioni spontanee” in un piccolo e meschino processo mediatico che ha coinvolto un amico che conosco e frequento dall’età di undici anni. Mi riferisco all’avv. Fabrizio Lombardo Pijola, presidente di Antenna Sud sino al dicembre 2012, in relazione al comunicato Assostampa del 25.06.2013 e agli articoli giornalistici (nonché, addirittura, ad una interrogazione parlamentare) che ne sono derivati, anche su questa testata.
L’emittente Antenna Sud da gennaio 2013 ha dovuto far ricorso ed è stata poi ammessa alla procedura di concordato preventivo mentre l’avv. Lombardo Pijola, ai fini di una opportuna discontinuità di gestione, ha rassegnato le sue dimissioni senza aver mai, tra l’altro, ricevuto alcun compenso e neppure rimborsi spese. Il 2 luglio il commissario giudiziale ha espresso parere favorevole all’ammissione di Antenna Sud alla procedura.
Da gennaio 2013 la società è amministrata da un amministratore unico, professionista di fiducia dei soci, tra i quali la Holding Selp spa che è composta da 15 soci e che detiene il 97% delle azioni Antenna Sud. La Selp è stata messa a sua volta in liquidazione, portando a perdita tutti gli investimenti, per oltre euro 8.000.000,00, con vari aumenti di capitale effettuati a favore di Antenna Sud, dal 2004 in poi. L’emittente è stata autorizzata dal Tribunale di Bari all’esercizio provvisorio con un limitato numero di personale e perciò l’amministratore, dopo aver accertato in numerose riunioni con i sindacati, la Regione e gli Organi preposti, l’impossibilità di far ricorso a paracadute di sorta, ha dovuto procedere a 26 licenziamenti su 37 dipendenti in organico.
La vicenda va contestualizzata nello scenario drammatico in cui versano tutte le principali concorrenti locali che non cito per carità di patria, mentre anche i colossi nazionali della TV commerciale, da Mediaset a La7, accusano perdite e tagli dei costi per centinaia di milioni. Ogni crisi economica viene infatti annunciata da tagli della pubblicità, da quelli dei cartelloni 6×3 vistosamente in bianco a quelli meno percepibili della TV e della carta stampata.
Dovremmo sentirci uguali, almeno di fronte ad una crisi di questo spessore che ha portato e sta portando migliaia di persone a perdere il lavoro eppure c’è chi si sente più uguale degli altri e pretende di farne un caso solo perché si tratta della perdita del lavoro di giornalisti mentre si lanciano malevole insinuazioni su un professionista accusato di aver ritirato un premio mentre abbandonava la nave che affondava.
Fabrizio, probabilmente sbagliando, ha voluto investire in un settore a rischio come la TV commerciale con la sua solita passione e capacità di visione. Se errare è umano, diabolico è pretendere che si perseveri nell’errore. Evitare il fallimento di Antenna Sud, ancorché a costo di sacrifici in termini di posti di lavoro e di perdite patrimoniali per i soci, è stato un comportamento imprenditorialmente responsabile, perché l’emittente sta continuando la sua produzione con un organico ridotto su quattro canali regionali e con la prossima ripresa dei servizi di informazione. Il fallimento di Antenna Sud è quindi una bugia.
Sulla correttezza dell’uso dei ricavi da frequenze e contributi pubblici, pure oggetto di insinuazioni, fanno fede i bilanci regolarmente depositati, con le relazioni di gestione reperibili nel registro imprese e presso il Tribunale di Bari che ha avuto modo di esaminarli in lungo ed in largo e sottoporli ai raggi x insieme ai creditori resisi diligenti, ai loro molti avvocati oltre al commissario giudiziale.
E veniamo al premio ritirato che non era per il mio amico, ma per Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, impossibilitato a farlo personalmente. Aver aiutato professionalmente un imprenditore di successo come Farinetti a decidere di realizzare in Puglia un grande food store che rimarrà unico nel Meridione, è semmai un titolo di merito del mio amico e bisogna essere davvero dei miserevoli per insinuare in malafede su fatti del genere. Questo investimento darà reddito e occupazione a 150 persone.
Visto che il mio amico è troppo buono per farlo, aggiungo io qualcosa su certi giornalisti della carta stampata e delle TV così abituati a sentirsi un “pezzo del potere” perché usi a scrivere sotto dettatura del Palazzo o a denunciare le malefatte di una parte, ma solo nell’interesse dell’altra oppure ad omettere di denunciare ciò che sia avrebbe la responsabilità professionale di raccontare per crearsi crediti e benemerenze.
E’ questo modo di fare giornalismo che ha causato la rovina della professione in Italia: Dio solo sa quanto avremmo bisogno e di quanto sia impagabile una vera informazione indipendente e come potrà mai essere veramente indipendente dal potere politico o da quello economico un mezzo di informazione il cui bilancio dipenda dai contributi pubblici sull’editoria e dalla pubblicità degli enti pubblici e delle imprese? Onore per questo, a Il Fatto Quotidiano che ha almeno rinunciato al contributo pubblico all’editoria e che dà spazio a diversità di opinioni, senza opportunismi.