Cinema

Cinema, produttori e autori contro il governo: “No al taglio del tax credit”

I lavori del settore annunciano un possibile boicottaggio di ogni manifestazione in Italia, a partire dai Nastri d'argento e dalla mostra di Venezia. Tozzi (Anica): "Se è un malinteso dev'essere chiarito subito". Veronesi: "La risposta deve essere dura e se necessario dobbiamo mettere in ginocchio il mercato"

di Davide Turrini

Stato di agitazione permanente con presidio al ministero della Cultura e forme di protesta che potranno arrivare al boicottaggio di ogni manifestazione pubblica del cinema italiano cominciando dalla consegna dei Nastri d’Argento a Taormina e dal prossimo festival di Venezia. Sono perentori i lavoratori del mondo del cinema di fronte all’ipotesi del taglio del Tax Credit paventato dal governo Letta e al mancato rinnovo per il 2014.

La protesta arriva dal Ciné di Riccione dove, durante le giornate di presentazione dei prossimi listini 2013-14, i più importanti produttori del cinema italiano si sono riuniti per far fronte al dimezzamento delle risorse destinate al Tax Credit (la possibilità di investire nella produzione di un film e in cambio ottenere un credito d’imposta pari al 40 per cento della somma stanziata, ndr) e ai tagli al Fondo unico per lo spettacolo che metterebbero nuovamente a rischio oltre 2500 lavoratori del mondo del cinema e della tv.

“Personalmente ritengo che Letta sia in buona fede, tanto che il governo si è stupito della nostra reazione – dichiara Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica, nonché presidente di Cattleya che ha prodotto, tra gli altri, Romanzo Criminale e Terraferma – Quel che non sanno è che il tax credit è stato istituito a fronte di un patto: abbiamo rinunciato al Fus, che gradualmente ci viene tagliato, a favore di questo strumento più moderno e dinamico. Ma è una misura che richiede stabilità, per poter programmare gli investimenti. Altrimenti diventa inutilizzabile. Pensavamo che il rinnovo a 90 milioni di euro (cifra identica dal 2011, ndr) fosse cosa fatta. Ci aspettavamo anzi un piano di stabilizzazione senza termine. Sarà un malinteso, anche perché capiamo che il governo non si occupa solo di cultura e spettacolo, però dev’essere chiarito subito perché il taglio è drammatico. Il patto è stato ignorato”.

Tra produttori e registi presenti in Riviera serpeggiano stupore e malumore per la scelta del governo. Il regista Giovanni Veronesi va giù duro: “Stiamo pensando a uno sciopero su scala vasta. Stavolta la risposta deve essere dura e se necessario, dobbiamo mettere in ginocchio il mercato. Il nuovo governo deve stare attento, forse non ha capito quanto è forte il nostro mondo, pensano di poterci trattare come dei cretini”.

Le forme di protesta, rispetto all’occupazione del red carpet di Roma 2010, saranno ulteriormente allargate: “Inizieremo la protesta già il 6 luglio alla Consegna dei Nastri d’Argento a Taormina – viene spiegato in un comunicato ufficiale – in concomitanza con la proclamazione di uno stato d’agitazione permanente, con presidio delle sedi del ministero della Cultura. Se sarà necessario, continueremo fino al boicottaggio di ogni manifestazione pubblica del cinema italiano, cominciando proprio da Venezia”. “Il tax credit fu stabilizzato grazie a un’accisa sui carburanti, una misura che avrebbe dovuto garantire l’assicurazione al rinnovo – precisa Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa e cugino del presidente del Consiglio – Noi non chiediamo finanziamenti assistenzialisti, anzi. Il tax credit è una misura che non parte senza un investimento privato e per noi in questo momento ha la priorità”.

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