Ce l’abbiamo fatta? Sono effettivamente aumentati i margini di manovra per la politica di bilancio italiana? E di quanto? La Commissione europea concede ai paesi che rispettano la soglia del 3 per cento, riferita al disavanzo effettivo, di deviare dall’obiettivo di medio termine del pareggio strutturale (vale a dire, del disavanzo corretto per il ciclo pari a zero). Purché, tuttavia, si continui a restare al di sotto della soglia del 3 per cento.

di Tito Boeri* e Giuseppe Pisauro** (lavoce.info)

Traducendo il latinorum del fiscal compact, in pratica si può avere al massimo un disavanzo pari al 3 per cento del Pil nel 2013 e nel 2014. Cosa significa per l’Italia? Secondo le ultime stime ufficiali (Def di aprile), il disavanzo dovrebbe essere al 2,9 nel 2013 e all’1,8 nel 2014. Quelle stime, tuttavia, incorporavano previsioni di crescita dell’economia ormai superate in peggio. Per il 2013 siamo già alla soglia, se non oltre la soglia. Per il 2014 le previsioni più recenti (quelle del Centro Studi Confindustria) ci accreditano un disavanzo del 2,6 per cento, quindi a solo lo 0,4 per cento dal tetto. Stiamo perciò parlando di circa 5 miliardi e mezzo in più di flessibilità nel 2014.
Poco e tardi. Con la disoccupazione oltre il 12 per cento e più di 7 milioni fra disoccupati, lavoratori scoraggiati, cassintegrati a zero ore e sottoccupati, servirebbero interventi di stimolo dell’economia più importanti e subito, non  nel 2014.

Inoltre tutti dimenticano che, con un eccesso di zelo degno di miglior causa, abbiamo approvato una riforma della costituzione che ci impone il pareggio strutturale di bilancio proprio a partire dal 2014. Nel 2014 non saremo, si spera, in recessione. A rigore non potremo deviare dal pareggio. Per la flessibilità a quel punto dovremo chiedere lumi non solo alla Commissione europea ma anche alla nostra Corte Costituzionale. E quello in carica è, dopotutto, un Governo del Presidente, un esecutivo che non può certo ignorare la Costituzione.

*Ph.D. in Economia alla New York University, per 10 anni è stato senior economist all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, poi consulente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell’Ufficio Internazionale del Lavoro. Oggi è professore ordinario all’Economia Bocconi, dove è anche prorettore alla Ricerca. E’ Direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell’economia di Trento e collabora con La Repubblica. I suoi saggi e articoli possono essere letti su www.igier.uni-bocconi.it. Segui @Tboeri su Twitter

**Si è laureato in Scienze Statistiche all’Università “La Sapienza” di Roma e ha proseguito gli studi di Economia presso la London School of Economics. Professore di Scienza delle Finanze presso l’Università “La Sapienza” di Roma (in precedenza ha insegnato all’Università di Campobasso, alla LUISS di Roma, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all’Università di Perugia). Si occupa prevalentemente di temi di finanza pubblica. Ha svolto attività di consulenza per istituzioni italiane e internazionali (IMF, Camera dei Deputati, Presidenza della Repubblica). Ha fatto parte della Commissione tecnica per la spesa pubblica (Ministero del Tesoro) dal 1991 fino al suo scioglimento nel 2003. Dal luglio 2006 dirige la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze.

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