Dopo lo scandalo derivati, tra cui l’operazione Alexandria, svelato lo scorso gennaio dal Fatto, una nuova grana giudiziaria – di certo non della stessa entità – sta per abbattersi sul Monte dei Paschi. A finire sotto la lente della Procura di Siena e della Guardia di Finanza, stavolta, è la compravendita dell’ex esattoria Mps a Roma. Un edificio con una superficie di 36mila metri quadri, di fronte al Colosseo (tra via dei Normanni, via San Giovanni in Laterano e via Labicana), che nel settembre del 2011 l’Mps immobiliare, la società presieduta da Alfredo Monaci (futuro candidato e non eletto alla Camera con Scelta civica) che si occupa della dismissione degli immobili del gruppo bancario, cede per 130mila euro. O, meglio, questa è la cifra che viene resa nota. L’acquirente è un fondo immobiliare chiuso. A gestirlo è la Mittel Real Estate sgr, presieduta dall’ ex consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati (scomparso recentemente) e controllata dalla Mittel, la holding finanziaria guidata dal presidente di Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli.
L’operazione insospettisce subito ilcittadinoonline.it, quotidiano online locale, che fa notare come i prezzi del mercato immobiliare nella zona del Colosseo siano molto più alti: si aggirano attorno ai 10mila euro al metro quadro. Il fondo gestito dalla Mittel R.E paga invece l’edificio 3600 euro al metro quadro (più o meno la cifra pagata dall’ex ministro Scajola per il famoso appartamento). Cioè un terzo del reale valore di mercato. Per quale motivo dunque Mps svende il complesso immobiliare che nei mesi precedenti (gennaio 2011) aveva dato in affitto al ministero dell’Economia e che ora frutterà al nuovo proprietario la bellezza di 7,2 milioni di euro all’anno (a tanto ammonta il canone che il Mef pagherà fino al 2029)? D’altronde non sembrerebbero essere mancate offerte superiori a quella del fondo gestito dalla Mittel R.E. Secondo il quotidiano online di Siena, si tratta di una “cortesia” ad uno dei principali azionisti della Mittel, la Carlo Tassera spa, che si trova “in una grave situazione debitoria con Mps”. Il contenuto dell’articolo, per il gruppo di Rocca Salimbeni, è diffamatorio. E scatta la querela.
L’acquisizione dell’atto di vendita del palazzo di via dei Normanni 5 da parte della Procura diventa a questo punto un atto dovuto. Ed effettivamente, andando ad analizzare attentamente le carte, gli inquirenti trovano qualcosa che non va, ma non in relazione alla presunta diffamazione: la vendita del complesso immobiliare sarebbe stata chiusa a 142 milioni di euro, e non 130 milioni (la cifra di cui si parlava inizialmente). C’è di più: il sospetto è che l’immobiliare del gruppo Mps abbia evaso il fisco. L’Iva versata sarebbe infatti nettamente più bassa rispetto a quella prescritta dalla legge. L’ammanco nelle casse delle Stato ammonterebbe a circa venti milioni di euro. Al momento nessuno risulta indagato. Ma le verifiche fiscali sulla strana vendita stanno continuando. E nei giorni scorsi la Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Siena, ha perquisito gli uffici dell’istituto immobiliare del gruppo Mps.