Che non si potessero abolire le Province con un decreto legge è evidente: sono Enti previsti dalla Costituzione, serve una legge costituzionale; che significa doppio passaggio in Parlamento, eventuale referendum, insomma un paio d’anni ed esito incerto. Ma non c’è da strapparsi i capelli: i risparmi di spesa conseguenti all’abolizione non sono granché.
Il problema non è chiamare le cose con un nome diverso; è cambiarle. Se le Province devono davvero essere abolite, questo vuol dire che quello che fanno è inutile. Se invece inutile non è, tanto che è necessario istituire settori di Regioni e di Città metropolitane che facciano le stesse cose che prima facevano le Province, conservando lo stesso numero di dipendenti e di strutture; allora che senso ha abolirle? Quello che si risparmia è qualche presidente e consigliere provinciale in meno. Il che è una bella soddisfazione sul piano politico, ma poco produttiva sul piano economico: a quanto ammontano gli stipendi risparmiati? Intendiamoci: una riduzione della spesa pubblica ottenuta con il taglio di costi della politica è sempre una buona cosa e certamente rincuora i cittadini; ma non ha effetti decisivi sulla crisi. Che invece ci sarebbero se, oltre ai politici, fossero eliminati (in realtà significativamente ridotti in proporzione alle effettive esigenze di servizio) i dipendenti pubblici. E qui siamo nei guai.
Le Province italiane contano circa 60.000 dipendenti; diciamo dunque da 40.000 a 50.000 famiglie (ci saranno pure dipendenti single). Che succede se 200.000 persone mal contate si trovano, dall’oggi al domani, senza mezzi di sussistenza? Che ne è di gente che, il 27 del prossimo mese, non avrà i soldi per pagare il mutuo o l’affitto, per fare la spesa, per riscaldarsi in inverno? Può il Paese far fronte a un’emergenza del genere? E il caso delle Province è solo uno: in Italia gli impiegati pubblici sono 3 milioni e mezzo. Quanti sono inutili? E chi lo sa? Ma il costo di questo ignoto numero di persone, se eliminato, avrebbe importanti effetti positivi sull’economia italiana; e, contemporaneamente, ne avrebbe di disastrosi sul piano sociale e politico. In Grecia ci sono 750.000 dipendenti pubblici, un numero pari a quelli impiegati nel settore turistico che, in quel Paese, significa il 16 % del Pil. Per essere ammessa al piano di salvataggio, la Grecia ha ridotto gli stipendi dei dipendenti pubblici del 20% e ha promesso di ridurne il numero di un quinto.
Se in Italia si applicassero le stesse misure, si dovrebbero licenziare circa 700.000 dipendenti pubblici con conseguenze disastrose sul piano sociale e politico: altro che Alba Dorata, il partito neo fascista greco.
Ecco perché l’eliminazione delle Province e la sentenza della Corte costituzionale che le ripristina sono un falso problema. Il problema reale è sempre lo stesso: il lavoro deve essere produttivo; che vuol dire fornire le risorse necessarie per remunerare il lavoratore e garantire un utile; se così non avviene si trasforma in un costo per la collettività.
Ma in un Paese in cui “diritto al lavoro” significa dovere per lo Stato di fornire a tutti un posto di lavoro, anche quando ciò è economicamente impossibile, la cosa è trascurabile. Per questo siamo in bancarotta.
il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2013
Bruno Tinti
Ex magistrato, giornalista e scrittore italiano
Politica - 5 Luglio 2013
Province, si fa presto a dire abolizione
Il problema non è chiamare le cose con un nome diverso; è cambiarle. Se le Province devono davvero essere abolite, questo vuol dire che quello che fanno è inutile. Se invece inutile non è, tanto che è necessario istituire settori di Regioni e di Città metropolitane che facciano le stesse cose che prima facevano le Province, conservando lo stesso numero di dipendenti e di strutture; allora che senso ha abolirle? Quello che si risparmia è qualche presidente e consigliere provinciale in meno. Il che è una bella soddisfazione sul piano politico, ma poco produttiva sul piano economico: a quanto ammontano gli stipendi risparmiati? Intendiamoci: una riduzione della spesa pubblica ottenuta con il taglio di costi della politica è sempre una buona cosa e certamente rincuora i cittadini; ma non ha effetti decisivi sulla crisi. Che invece ci sarebbero se, oltre ai politici, fossero eliminati (in realtà significativamente ridotti in proporzione alle effettive esigenze di servizio) i dipendenti pubblici. E qui siamo nei guai.
Le Province italiane contano circa 60.000 dipendenti; diciamo dunque da 40.000 a 50.000 famiglie (ci saranno pure dipendenti single). Che succede se 200.000 persone mal contate si trovano, dall’oggi al domani, senza mezzi di sussistenza? Che ne è di gente che, il 27 del prossimo mese, non avrà i soldi per pagare il mutuo o l’affitto, per fare la spesa, per riscaldarsi in inverno? Può il Paese far fronte a un’emergenza del genere? E il caso delle Province è solo uno: in Italia gli impiegati pubblici sono 3 milioni e mezzo. Quanti sono inutili? E chi lo sa? Ma il costo di questo ignoto numero di persone, se eliminato, avrebbe importanti effetti positivi sull’economia italiana; e, contemporaneamente, ne avrebbe di disastrosi sul piano sociale e politico. In Grecia ci sono 750.000 dipendenti pubblici, un numero pari a quelli impiegati nel settore turistico che, in quel Paese, significa il 16 % del Pil. Per essere ammessa al piano di salvataggio, la Grecia ha ridotto gli stipendi dei dipendenti pubblici del 20% e ha promesso di ridurne il numero di un quinto.
Se in Italia si applicassero le stesse misure, si dovrebbero licenziare circa 700.000 dipendenti pubblici con conseguenze disastrose sul piano sociale e politico: altro che Alba Dorata, il partito neo fascista greco.
Ecco perché l’eliminazione delle Province e la sentenza della Corte costituzionale che le ripristina sono un falso problema. Il problema reale è sempre lo stesso: il lavoro deve essere produttivo; che vuol dire fornire le risorse necessarie per remunerare il lavoratore e garantire un utile; se così non avviene si trasforma in un costo per la collettività.
Ma in un Paese in cui “diritto al lavoro” significa dovere per lo Stato di fornire a tutti un posto di lavoro, anche quando ciò è economicamente impossibile, la cosa è trascurabile. Per questo siamo in bancarotta.
il Fatto Quotidiano, 5 luglio 2013
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.