L'Autorità per la concorrenza e il mercato ha avviato un procedimento per accertare l'esistenza di una concertazione tra le compagnie di navigazione. A far partire l'inchiesta gli aumenti fino al 150 per cento e intese capaci di restringere o falsare il mercato
Aumenti fino al 150 per cento e intese capaci di restringere o falsare il mercato della concorrenza nello Stretto di Messina. A finire sotto la lente di ingrandimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, le società di trasporto marittimo che operano sulle rotte tra Sicilia e Calabria. Si tratta di Caronte & Tourist, Rete Ferroviaria Italiana, Bluferries, Meridiano Lines, Ustica Lines, Terminal Tremestieri e Consorzio Metromare dello Stretto, nei cui confronti l’Authority ha avviato un procedimento per accertare l’esistenza di una concertazione dei prezzi e di una ripartizione del mercato.
Secondo l’Antitrust il mercato di trasporto marittimo, nelle tratte Villa San Giovanni-Messina e Reggio Calabria-Messina, sarebbe caratterizzato “da una domanda particolarmente rigida, con un bisogno di mobilità che non può essere altrimenti soddisfatto” e da un’offerta incentrata sul duopolio dei due operatori storici C&T e Rfi. L’Autorità riferisce di numerose segnalazioni di utenti che fin dal 2009 hanno lamentato “un progressivo e rilevante incremento tariffario per tutte le tipologie di trasporto, mezzi gommati e passeggeri”. A far corroborare i sospetti degli 007 dell’Antitrust, il contestuale allineamento verso l’alto delle tariffe introdotto dagli operatori in attività nello Stretto. E, manco a dirlo, a farne le spese sono lavoratori, utenti, turisti che si sono visti aumentare in modo significativo il costo del biglietto.
Secondo l’Autorità per la concorrenza, negli ultimi 10 anni, inoltre, l’unico soggetto riuscito ad entrare nel mercato è stato Metromare, a sua volta espressione di altre due operatori, Bluferries (controllata da Rfi) e Ustica Lines. Non è l’unico intreccio societario, come testimonia la vicenda dell’approdo Tremestieri, realizzato nel 2006, e gestito da una società consortile di cui fanno parte C&T, Bluferries e Meridiano ciascuno con una quota di capitale sociale del 33,3 per cento. In aggiunta, vengono rilevate “le frequenti e qualificate occasioni di contatto tra gli operatori”. Oltre all’impresa consortile comune TT, i rappresentanti di C&T e di RFI – pur concorrenti diretti – siedono insieme nel comitato portuale, organo principale dell’Autorità Portuale di Messina.
L’Antitrust si era già interessata dei collegamenti marittimi attraverso lo Stetto, quando aveva sanzionato le allora Tourist e Caronte per aver applicato “condotte predatorie”, con il fine di ostacolare l’attività dell’allora nuovo entrante sul mercato Diano, ora Meridiano Lines. “La nuova iniziativa assunta dall’Autorità evidenzia – afferma Alessandro Greco, avvocato, tra i maggiori esperti di questioni antitrust – una speciale attenzione al settore dei trasporti marittimi in relazione ai servizi a maggior impatto sui consumatori finali e la fattispecie di illecito concorrenziale che viene ipotizzata (una pratica concordata volta ad allineamenti tariffari in presenza di contatti qualificati tra i principali operatori) presenta gli stessi connotati di quella riscontrata nel procedimento contro le compagnie di navigazione operanti da e per la Sardegna”. Oltre all’indagine sul caro prezzi dei traghetti da e per la Sardegna (con sanzioni da 8 milioni), peraltro, è stata riaperta l’istruttoria sulle compagnie di navigazione dei golfi di Napoli e Salerno.