Un italiano sul trono di Wimbledon 2013. E fa nulla che si tratti “solo” del torneo juniores. Gianluigi Quinzi, classe 1996, grande speranza del tennis azzurro, ha vinto i Championships londinesi riservati alle giovani promesse. Ha sconfitto in finale il sudcoreano Hyeon Chung con il punteggio di 7-5 7-6, chiudendo il torneo senza perdere neppure un set.
E per l’Italia è una grande notizia. Per l’immediato e per il futuro. Un giocatore in finale sull’erba di Wimbledon mancava da ben 26 anni: dal 1987, quando Diego Nargiso si aggiudicò il torneo contro l’australiano Stoltenberg. Da allora, più nulla. Un vuoto perfettamente rispecchiato anche nel torneo dei grandi, dove l’Italia negli ultimi vent’anni può vantare solo un quarto di finale (Sanguinetti nel ’98) e due ottavi (Pozzi nel 2000, e Seppi in quest’ultima edizione). Oggi, da Cittadella in provincia di Padova, è arrivato Gianluigi Quinzi a spezzare questo digiuno.
La partita è stata dura, una vera finale. Il coreano Chung, che al contrario di Quinzi, non gode di alcuna fama di predestinato – non era testa di serie del tabellone, nel ranking Atp rende all’italiano più di cento posizioni – si è rivelato un avversario più ostico del previsto. Alla fine Quinzi ha vinto in due set (mantenendo immacolato il suo score), ma con soli dieci punti di scarto. La differenza l’ha fatta il suo talento. Che appare davvero grande. Diritto e rovescio bimane molto efficaci, colpi di potenza notevole per la sua età. E un’ottima mobilità, di corsa e di piedi. Può crescere al servizio (soprattutto sulla seconda), come dimostrano i troppi break subiti nel primo set. E non è dispiaciuto neanche a rete, dove però si è fatto vedere davvero poco. Qualcos’altro su cui lavorare nei prossimi anni.
In cui l’Italia lo seguirà passo per passo, col fiato sospeso. Dovrà essere bravo anche a sostenere la pressione delle aspettative, Quinzi. Di lui si parla da tempo come il campione del futuro. Quello che al nostro tennis manca da oltre trent’anni. Da Nicola Pietrangeli (a Wimbledon la sua semifinale nel ’60, persa al quinto contro Laver, resta il miglior risultato italiano), Panatta e Barazzutti. Il capitano di Coppa Davis è stato l’ultimo azzurro ad entrare nei primi dieci del tennis mondiale, nel ’78 quando fu numero 7. Dopo un momento cupissimo ad inizio Anni Duemila, quando era precipitata addirittura in Serie C, recentemente l’Italtennis ha mostrato segni di ripresa: Andreas Seppi e Fabio Fognini hanno conquistato buoni risultati nel circuito Atp (sono entrambi nei primi cinquanta del ranking) e riportato la nazionale nel World Group (la Serie A di Coppa Davis). Manca ancora, però, il campione: il giocatore da Top Ten, capace di fare risultato nei Grandi Slam, e trascinare tutto il movimento.
La speranza è che possa essere Quinzi. Ha tutto per riuscirci. Cresciuto a Porto San Giorgio, si allena negli Usa, presso la Bollettieri Academy; è già stato numero uno al mondo fra gli juniores, ha vinto il Trofeo Bonfiglio e ora anche il suo primo Slam. Certo, il percorso è appena iniziato e ancora molto lungo. Nargiso, unico italiano a riuscire nell’impresa prima di lui, è poi diventato solo un buon doppista. Wimbledon juniores annovera nell’albo d’oro illustri sconosciuti. Ma anche grandissimi campioni, come Bjorn Borg, Ivan Lendl, Pat Cash e Stefan Edberg. E Roger Federer: vincitore del torneo jr. nel ’98, campione di Wimbledon, quello vero, per sette volte tra il 2003 e il 2012. Entrambe le strade sono aperte davanti a Quinzi. Adesso sta a lui mantenere la promessa che è. L’Italia del tennis lo aspetta.