Piacere quotidiano

Birra artigianale, solo nel Lazio ai gusti di carciofo e liquirizia

Otto produttori locali uniti nell'iniziativa "La Zia Ale": un gioco di parole per lanciare bionde ottenute esclusivamente con materie prime della regione. Fra gli aromi stravaganti anche zucca e rosmarino. In Italia è già un successo e dall'estero arrivano le prime richieste

Birra artigianale, facciamolo strano. E’ l’idea che guidato l’associazione Birra del Lazio (A.Bi.), protagonista di un’iniziativa originale. Per promuovere una nuova idea di bere, fatta di prodotti controllati e super locali, l’ente che riunisce otto birrifici della regione ha lanciato altrettante “bionde” davvero speciali. Carciofo, liquirizia, zucca o rosmarino solo sono alcuni dei gusti disponibili. Tutte selezionate e con ingredienti di prima qualità. Il progetto si chiama “La Zia Ale“, che punta sul gioco di parole (zia Ale, sta anche per zia Birra) per lanciare la prima bionda realizzata esclusivamente con materie prime della regione. 

“Fino ad ora la birra, a differenza del vino, è stata considerata un prodotto esclusivamente industriale. Noi vogliamo invece comunicare che esiste un mondo enorme fatto di birrifici grandi e piccoli che realizzano prodotti artigianali di alta qualità”, spiega Leonardo De Vincenzo, presidente dell’associazione e produttore a sua volta. Un mondo che negli ultimi due anni ha visto espandere il suo mercato: “Se fino al 2011 la percentuale di consumo di birra artigianale era poco più di uno zero virgola ora siamo arrivati al 2 per cento e a circa 500 birrifici che la producono sparsi per l’Italia: un risultato importante visto che è arrivato in così poco tempo”.

L’iniziativa “La zia Ale” non è stata solo un esperimento di produttori eccentrici ma la prova che fare prodotti interessanti e richiesti si può. “Grazie agli otto nuovi gusti siamo riusciti a fare da traino ai birrifici più piccoli o nati da poco, aiutandoli così a entrare nel mercato. Ora il nuovo obiettivo è creare un luppolo regionale, che abbia insomma un aroma e proprietà organolettiche tipiche del posto in cui è prodotto”. Una sfida importante visto che la maggior parte delle birre del mondo viene creata partendo da una cerchia di luppoli molto ristretta che di solito viene da Stati Uniti, Germania o Francia. L’impresa non sembra preoccupare l’associazione, che da qualche tempo registra anche un fenomeno del tutto nuovo: “Non solo la nostra birra si beve in Italia ma anche diversi paesi all’estero stanno cominciando a chiederla. Tra tutti Australia, Regno Unito e paesi Scandinavi”. La sfida è aperta.

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