Gli istituti, secondo l'Eurotower, non hanno capitale oppure percepiscono le piccole e medie imprese troppo rischiose e investono in titoli di Stato. L'ex numero uno di Bankitalia segnala "qualche segnale incoraggiante", facendo intendere però che bisogna proseguire sulla strada del rigore
Mario Draghi riconosce la gravità della crisi economica, ma mette in chiaro che la Banca centrale europea non può imporre alle banche di riaprire i rubinetti del credito. “So che il disagio sociale in alcuni Paesi è una tragedia”, ha detto il presidente dell’Eurotower nel corso di un’audizione al Parlamento europeo, precisando però che la Bce “non puo’ obbligare le banche a finanziare le piccole e medie imprese”, ma può soltanto “continuare a tenere bassi i tassi di interesse“.
Draghi ha parlato di due possibili ragioni che possono giustificare la stretta sul credito: le banche non hanno capitale, oppure quando lo hanno “percepiscono le piccole e medie imprese troppo rischiose e preferiscono investire in titoli di Stato che sono più sicuri”. Il numero uno della Bce ha poi citato uno studio fatto dalla Bce in cui è emerso che le difficoltà delle imprese vengono giustificate prima dalla mancanza di clienti, poi dal fatto che non hanno credito. Ma, ha osservato, “è molto difficile chiedere a una banca di fare credito a una azienda che non ha clienti”.
Riguardo la situazione dell’economia, il presidente della Bce ha fatto notare che in Spagna e Italia c’è stato “qualche segnale incoraggiante” per il miglioramento della competitività che però in generale ha fatto “pochi progressi” nell’Eurozona, mentre sono stati fatti “buoni progressi per il consolidamento di bilancio”. La situazione economica nell’area dell’euro è quindi “più stabile e resistente rispetto a un anno fa” e dovrebbe portare a “una ripresa nel corso dell’anno a un ritmo moderato”.
Draghi ha precisato però che, nonostante i passi avanti all’orizzonte, il risanamento dei conti pubblici è “inevitabile” e “gli sforzi fatti non devono essere vanificati”, facendo intendere quindi che non è ancora arrivato il momento di lasciare la strada del rigore. Anche perché, ha aggiunto, se non si seguisse la disciplina di bilancio “sappiamo come reagirebbero i mercati”, ovvero con aumenti generalizzati dei tassi di interesse effettivi “che deprimerebbero ulteriormente l’economia reale”. Il numero uno della Bce ha avvertito infine che il ”principale rischio sistemico in Europa è la recessione prolungata”, spiegando che “le recessione prolungata danneggia la capacità di credito”.