L'attivista, scappata dall'Ucraina l'anno scorso e rifugiatasi a Parigi, ha fondato il primo centro internazionale per il reclutamento e per il training di nuove femministe "per sviluppare il movimento abbiamo bisogno di un luogo, di un Paese”
La Francia avrebbe concesso lo status di rifugiata a una delle leader del gruppo femminista Femen, l’ucraina Inna Shevchenko, che aveva presentato domanda nel febbraio scorso. L’ufficio francese di protezione di rifugiati e apolidi (Ofpra), responsabile per questo tipo di pratiche, non ha confermato l’informazione diffusa dai media locali, spiegando che si tratta di procedure “confidenziali”. Ma è la stessa attivista che dà una conferma spiegando che l’ottenimento dello status di rifugiata è un elemento “strategico” per lei e per le Femen, perché “per sviluppare il movimento abbiamo bisogno di un luogo, di un Paese”.
Il gruppo di ‘neo-femministe’ ucraine, divenute celebri per le loro proteste a seno nudo in luoghi ad alto valore simbolico, aveva già scelto Parigi come nuova sede nel settembre scorso, creando in un quartiere popolare della capitale francese il suo primo “centro di training” per nuove militanti.
La Shevschenko era scappata dal suo paese l’anno scorso per rifugiarsi a Parigi. In piena notte, approfittando dell’ oscurità, si era calata di nascosto dal balcone di casa ed era fuggita eludendo la sorveglianza dei servizi segreti ucraini, che la controllavano 24 ore su 24. La ragazza, 23 anni, era diventata una ‘osservata speciale’ da quando, a metà agosto, aveva segato una croce dedicata alle vittime dello stalinismo nel pieno centro di Kiev: un gesto di solidarietà nei confronti delle tre rocker della band ‘Pussy Riot’, poi condannate a due anni di reclusione per una preghiera punk anti Putin nella cattedrale di Mosca.
Il primo ‘centro internazionale’ Femen era stato aperto poco dopo per essere polo di reclutamento e training per nuove attiviste, sottoposte ad un allenamento ‘fisico, intellettuale e morale’ sulle modalità di protesta del gruppo e la sua filosofia, ma anche sulle tecniche più efficaci per sfuggire ai poliziotti. “In Francia le donne non si vergognano di dire che sono femministe, mentre nel mio Paese è tabù – aveva spiegato Inna all’inaugurazione – Per questo apriamo qui un centro internazionale di preparazione, per le femministe che si trasformeranno in soldati”.