È uno degli ultimi provvedimenti del governo Monti: dimezzare la flotta antincendio della protezione civile. I mezzi chiamati a spegnere gli incendi, questa estate, passano da 30 a 15. Motivo: mancanza di fondi. Non solo. Il controllo della flotta – che dal 2010 a oggi è passato di mano per tre volte – finisce ai vigili del fuoco che hanno già le casse ridotte all’osso. Una volta i soldi abbondavano e Guido Bertolaso teneva in mano quei Canadair che considerava piccoli gioielli, ma questa decisione oggi, con le casse completamente vuote, rischia di esporre il Paese in maniera drammatica. Una speranza: affidarsi al destino, sperare che non ci siano piromani scatenati, augurarsi un’estate piovosa e chi più ne ha più ne metta.
Il taglio sotto silenzio
La comunicazione, come tutte quelle scomode, è passata quasi in silenzio. Poche righe, molto istituzionali: il Consiglio dei ministri “ha approvato in via preliminare il regolamento che disciplina i tempi e le modalità di attuazione del trasferimento della flotta aerea antincendio della Protezione civile al dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa del ministero dell’Interno”. E ancora: “Per garantire il funzionamento della flotta il dipartimento dei vigili del fuoco potrà avvalersi di personale in posizione di comando o distacco proveniente da altre amministrazioni pubbliche, fino a un massimo di 20 unità. Le operazioni di trasferimento dovranno terminare entro i 30 giorni che precedono l’inizio della campagna antincendio boschivo 2013. In caso contrario il regolamento prevede che vengano sospese e completate entro i 30 giorni successivi alla fine della campagna”.
Bene. Di riduzione non se ne parla. Poi il 24 maggio, la nota sensibilmente più approfondita, ignorata dai giornali e dalle agenzie di stampa, fatta eccezione dell’Asca che spiega come l’acquisizione sia stata completata: “I vigili del fuoco hanno completato l’acquisizione della flotta antincendio, gestita fino a oggi dalla Protezione Civile, costituita dai 19 Canadair CL-415 destinati allo spegnimento degli incendi boschivi. Sono state completate, infatti, alla mezzanotte del 21 maggio le operazioni di consegna dei velivoli e dei relativi materiali, precedute dalle procedure amministrative con cui, in adempimento alla legge n. 100 del luglio 2012, il dipartimento dei vigili del fuoco è subentrato nella titolarità di tutti i contratti, in particolare di quello riguardante la gestione operativa e logistica della flotta, affidata a seguito di una gara europea al raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Inaer Aviation Italia.
All’avvio della prossima campagna estiva di contrasto agli incendi boschivi – che raggiunge il suo apice nella stagione calda, con punte di criticità sia per la diffusione che per la gravità degli eventi – lo Stato potrà supportare le richieste di concorso aereo provenienti dalle Regioni con un massimo di 15 Canadair operativi (gli altri quattro ruoteranno per la necessaria manutenzione) e da un elicottero AB412 dei vigili del fuoco, a cui potrà aggiungersi qualche altro mezzo se saranno reperite le risorse ed espletate le necessarie procedure amministrative. Rispetto allo scorso anno, quindi, quando la flotta aerea statale era composta da oltre 30 velivoli (ai Canadair e all’AB412 dei vigili del fuoco, infatti, si aggiungevano quattro S64 del corpo forestale dello Stato e otto Fire Boss gestiti dal Dipartimento della Protezione Civile, nonché altri elicotteri messi a disposizione da Esercito Italiano, Marina Militare e Capitaneria di Porto), si avrà una riduzione del numero dei mezzi disponibili a causa della contrazione delle risorse statali”. Così è. Punto. Restano in ballo gli F35 per combattere nemici finora inesistenti.
E pensare che con un decimo di quelle risorse si potrebbe creare la migliore flotta anti-incendio del mondo, che il casco di un F35 costa quanto centinaia di caschi dei pompieri (come hanno ricordato i sindacati di base che sabato hanno protestato a Novara). Intanto i Canadair che servivano per spegnere gli incendi vengono ridotti del 50 per cento. Con effetti che potrebbero essere devastanti. La situazione negli ultimi tre anni è precipitata. Allora l’uomo dei cieli della Protezione civile made in Bertolaso, si chiamava Giuseppe Spadaccini da Pescara, depositario, grazie a una gara d’appalto privata, della gestione dei Canadair della protezione civile fino al 2014 alla sua Sorem. Spadaccini, 53 anni, abruzzese di Chieti, nipote di Felice, vecchio notabile democristiano, finisce in carcere con l’accusa di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Un gruzzolo – secondo le accuse che gli vennero mosse – di 90 milioni di euro sottratto allo Stato. Accusa che provoca immediatamente la revoca dell’appalto.
La storia di Spadaccini e della Sorem nasce nel 1997. Cominciò ad avere i primi problemi, proprio quando strappò l’appalto alla Sisam, società che all’epoca era controllata dall’Alitalia. Spadaccini, che insieme a Bud Spencer, all’anagrafe Carlo Pedersoli, controllava la società di Aerotaxi Air Columbia e che ancora prima aveva gettato le basi per la nascita di Air One, presentò l’offerta nove minuti dopo la chiusura della gara d’appalto indetta dalla Protezione civile, guidata allora da Franco Barberi. Ma la Sorem ottenne tuttavia l’appalto attraverso una trattativa privata, nonostante la società non avesse piloti, né strutture per la manutenzione degli aerei. Finita l’epoca Spadaccini l’emergenza viene affidata, l’anno successivo, dopo una serie di difficoltà, a un raggruppamento di imprese formato dalla società Inaer Helycopter Italia e dalla Inaer Aviones Anfibios che era stata messa in piedi proprio per questa gestione. Ma il consorzio ha battuto in ritirata.
La reazione del Wwf
“Sistemi di telecamere diurne e notturne (a raggi infrarossi) collegate ad una sala operativa nostra o delle forze preposte (forestali e vigili del fuoco) al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse umane nell’arco dell’intera giornata e corsi di formazione e informazione per l’avvistamento degli incendi, una buona organizzazione per avvisare le autorità preposte è a nostro avviso la migliore prevenzione”. Questo è quello che il Wwf predica da anni. Ma figuriamoci se c’è uno spazio per attuare queste norme. Anzi. Tagliare i mezzi antincendio non solo vuol dire rinunciare completamente alla prevenzione, ma azzerare anche le possibilità di agire di fronte all’emergenza. “Non sappiamo”, spiegano dal Wwf, “incontro a quale situazione andremo. Il dimezzamento della flotta è una cosa molto seria, siamo impreparati. È un ritorno al passato e una rinuncia a quello che si sarebbe potuto fare nel futuro”. Anche perché la mano dell’uomo è dietro l’angolo e pronta a scatenarsi. Dietro a ogni incendio ci sono interessi economici, sopravvive la criminalità.
E quello il governo ha appena convalidato per decreto è senza dubbio una rinuncia a combatterla la criminalità.
Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 8 luglio 2013