In seguito a un black out nella raffineria di Taranto, forse a causa di un fulmine, un grosso quantitativo di prodotto è stato sversato in mare. Lo rende noto il presidente di Peacelink Taranto, Alessandro Marescotti. “E’ accertato – scrive l’ambientalista – dal canale A dell’Eni. Si vede materiale grigiastro semiraffinato in acqua”. L’aria, aggiunge Marescotti, è “irrespirabile per le imbarcazioni che si avvicinano e la Capitaneria di porto mobilitata”. I tubi andati in pressione per il black out, secondo Marescotti, hanno liberato liquido che sta inquinando l’acqua del mare a Taranto”. A quanto si è saputo, si tratta probabilmente di idrocarburi. La chiazza – secondo quanto riferiscono gli ambientalisti – è talmente estesa che non si assorbe con le barriere galleggianti. Sono al lavoro uomini e mezzi della Capitaneria di Porto e della società Ecotaras. In precedenza, fiamme e fumo nero erano usciti da una torcia della raffineria. “Riteniamo che la raffineria dell’Eni non sia adeguatamente controllata dal Ministero dell’Ambiente e dai suoi organi tecnici; il Ministero dovrebbe verificare, con esperti qualificati, lo stato degli impianti, la loro adeguatezza e sicurezza, nonchè l’implementazione dell’Aia“, hanno scritto in una nota Marescotti e il presidente del Fondo Antidiossina onlus Fabio Matacchiera. Sulla vicenda, il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, ha deciso di presentare una denuncia in Procura

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Tracciabilità dei rifiuti, il servizio non c’è. Le imprese: “Lo Stato ci deve milioni di euro”

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