Da fine luglio a metà settembre la "sezione feriale" sostituisce le sezioni ordinarie "svuotate" dalle ferie. E la decisione sulla composizione del collegio spetta al presidente Santacroce, la cui nomina aveva suscitato qualche polemica per una frequentazione con l'avvocato romano condannato per corruzione in atti giudiziari
Sarà Giorgio Santacroce, primo presidente della Corte di Cassazione, a decidere il collegio che giudicherà definitivamente Silvio Berlusconi per frode fiscale nel caso Mediaset. Perché il 30 luglio, giorno fissato per la prima udienza, sarà attiva la sezione feriale della Corte, formata appunto dal primo presidente in base al piano ferie di ogni magistrato normalmente assegnato a una delle sezioni ordinarie. La sezione feriale di norma entra in funzione intorno al 20 luglio fino a circa metà settembre.
Santacroce è un giudice arrivato alla guida di Piazza Cavour non senza difficoltà. E’ stata una nomina travagliata quella del presidente degli ermellini, giunta l’8 maggio, perché il Csm si era spaccato: tredici erano stati i voti a favore del vincitore contro i nove andati al suo diretto concorrente, il presidente della seconda sezione civile della Cassazione Luigi Rovelli. A favore di Santacroce avevano votato compatti i gruppi di Unicost e di Magistratura Indipendente e quattro consiglieri su cinque dei laici del centro-destra (tranne Luigi Marini).
Una spaccatura dovuta forse al fatto che Santacroce era stato sentito come testimone nei processi Sme e Imi-Sir: in quanto magistrato è stato frequentato, come molti altri, dall’avvocato Cesare Previti, condannato per corruzione in atti giudiziari. Va detto che né la Procura di Milano né altre procure lo hanno mai criticato. Nell’aula del processo Sme, Santacroce confermò (18 marzo del 2001) la conoscenza con Previti. Quando l’allora pm Ilda Boccassini chiese se era mai stato a casa del legale imputato e poi condannato rispose: “L’ho visto tre o quattro volte in tutta la mia vita”. E alla domanda del pubblico ministero se fosse stato a casa Previti: “Ho preso parte a una cena nello studio di via Cicerone”. Una tante cene descritte dal teste “Omega” Stefania Ariosto. Alla richiesta di sapere se fossero presenti altre persone aveva risposto: “Credo di sì, uno o due, ma non ricordo chi erano”. Secondo quella che all’epoca era la compagna di Vittorio Dotti, in un viaggio organizzato negli Usa da Previti nell’ottobre 1988, gratuito per tutti gli ospiti, “i magistrati erano stati invitati in quanto c’era un progetto elaborato da Previti e Craxi di creare una lobby di giudici sui quali contare per il controllo della magistratura…” aveva raccontato l’Ariosto. Tra le toghe c’era l’allora sostituto procuratore generale Santacroce.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si era “felicitato” con Santacroce per la nomina “che saprà svolgere a livello necessario. Debbo dire che la pluralità delle candidature, ma anche il riconoscimento delle difficoltà di scelta tra candidati di così alto profilo, sono un segno confortante della qualità delle risorse umane e soprattutto del clima che si è determinato, importante per la coesione del Csm”.
Santacroce per cinque anni ha guidato la Corte d’appello di Roma, che è il più grande ufficio giudiziario d’Europa per estensione territoriale e bacino di utenza, e per 27 lunghi anni è stato pm nella Capitale, occupandosi di inchieste come quella su Ustica e la Loggia P2. Nato a La Spezia, 72 anni, in magistratura da 48, la sua carriera si è svolta quasi tutta negli uffici giudiziari romani, ad eccezione di una parentesi di 11 anni alla Corte di Cassazione. Durante la sua carriera si è occupato di terrorismo rosso, nero e internazionale. Nei prossimi giorni dovrà scegliere i magistrati tra gli ermellini che passano l’estate a Roma perché dicano l’ultima parola sulla frode fiscale di cui per i giudici milanesi Berlusconi era il “dominus”.
Il Cavaliere pare fidarsi della Cassazione; in una intervista a Repubblica (12 aprile 2013) rispondendo a una domanda sull’ipotesi amnistia aveva dichiarato: “A questi accordi io non credo più. Ma come vuole che si possano fare questi accordi. Alla fine, per quanto mi riguarda, ci sono gli integerrimi giudici della Cassazione che mi hanno sempre assolto. Un giudice a Berlino l’ho sempre trovato. Anche se ho dovuto spendere un sacco di soldi per pagare le parcelle dei miei avvocati e soprattutto ho dovuto sopportare tanto fango contro di me. Come è successo con la causa sui diritti tv. Mi avevano condannato a quattro anni e mezzo e la Cassazione mi ha assolto”. Anche se per la precisione il Cavaliere ha incassato anche prescrizioni. L’udienza per il processo Mediaset è stata fissata – dopo le rivelazione del Corriere della Sera – al 30 luglio.