“Siamo più che disposti a incontrare la Fiom, ma senza mettere in discussione gli accordi già presi con la maggioranza dei sindacati”. L’ad di Fiat Sergio Marchionne si mostra disponibile, ma non troppo verso l’antico “nemico” Fiom, accogliendo la richiesta del sindacato di un incontro dopo la sentenza con cui la Consulta stabiliva “l’incostituzionalità dell’esclusione dei sindacati non firmatari”. “C’è in gioco la rinascita, serve una pace sindacale, uno spirito costruttivo”.
Il manager italo-canadese parla davanti alla platea della Val di Sangro, in provincia di Chieti, per precisare la sua versione dei fatti sui temi caldi del momento che riguardano il Lingotto, non senza rinunciare a specificare alcune sue convinzioni rispetto agli investimenti in Italia e ai rapporti con i sindacati in particolar modo con la Fiom. Marchionne comincia infatti parlando del rapporto di Fiat con l’Italia: “Tra 2004 e 2012 abbiamo investito in Italia 23,5 miliardi, e ricevuto agevolazioni per 742 milioni. E’ assurdo dire che viviamo alle spalle dello Stato”, ha affermato sottolinenado di voler comunque “continuare a credere e a investire in Italia”. L’amministratore delegato del Lingotto ha aggiunto: “Non lasciamo gli stabilimenti europei in balia di un mercato in declino. Investiamo in Italia per preservare l’ossatura manufatturiera del Paese”. Ma anche in questo caso non manca la critica: “Non vogliamo mettere in discussione gli investimenti già annunciati, ma non possiamo accettare il boicottaggio dei nostri impegni, avallati anche da autorevoli istituzioni”, ha detto Marchionne specificando che “senza regole certe, questo della Sevel sarà l’ultimo investimento”.
La visita di Marchionne in Val di Sangro segue di pochi giorni il rifiuto della presidente della Camera, Laura Boldrini, di andare a visitare proprio quello stabilimento motivando la scelta con una frase lapidaria: “Per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all’estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole”. Sempre attuali poi le polemiche con la Fiom, che per bocca del numero uno Maurizio Landini si è detta disposta a deporre le armi per tornare a ragionare dei “problemi del gruppo”. Un’apertura accolta da Marchionne: “Siamo più che disponibili ad incontrare la Fiom, ma partendo dal dato acquisito che non possono essere messi in discussione gli accordi presi dalla maggioranza. Li incontreremo”, ha aggiunto, “con la speranza che anche loro riconoscano che in gioco c’è la possibilità di far rinascere il sistema industriale. Il Paese ha bisogno di ritrovare la pace sindacale se vogliamo far ripartire lo sviluppo”. Una partenza che implica però la messa da parte delle rivendicazioni principali della sigla della Cgil specie in tema di rappresentanza: “Stiamo incontrando molte più difficoltà di quelle che non avremmo immaginato – ha puntualizzato Marchionne – che mettono a serio rischio ogni passo successivo. La sentenza della Consulta aggiunge incertezza”. “Se le forze politiche e sociali non fanno tutto il possibile per rispettare il primato della produzione, la libertà conquistata dai nostri padri e dai nostri nonni si asciuga. Si trasforma in rissa tra fazioni e gruppi sociali per spartire le briciole”, ha detto Marchionne.