Masao Yoshida ignorò gli ordini ricevuti evitando di peggiorare la situazione. La Tepco esclude un collegamento della malattia con l'esposizione radioattiva. I livelli di radiottività nell’acqua del pozzo di osservazione sono aumentati. Intanto quattro utility hanno presentato domanda all'agenzia sulla sicurezza nucleare per far ripartire 10 reattori
Ignorò l’ordine arrivato dal quartier generale Tepco di non iniettare l’acqua salata, ma soltanto dolce, per raffreddare i reattori e se avesse obbedito i rischi sarebbero stati addirittura maggiori e le operazioni sarebbero partite troppo tardi. L’ex capo della centrale nucleare di Fukushima, Masao Yoshida, che autonomamente decise di raffreddare i reattori danneggiati dal sisma/tsunami del 2011 con acqua di mare violando le erronee disposizioni dei superiori, è morto in un ospedale di Tokyo per un cancro all’esofago. Yoshida, 58 anni, (a destra nella foto) si era dimesso a dicembre 2011 dalla carica a causa della malattia, ma solo dopo aver avviato gli sforzi per portare sotto controllo la struttura. La Tepco, annunciando la morte, ha incredibilmente escluso legami tra cancro ed esposizione radioattiva.
Intanto è stata registrata una fortissima crescità dei livelli di radioattività nell’acqua del pozzo di osservazione vicino all’impianto nucleare giapponese di Fukushima. Proprio secondo la Tepco il livello di cesio 134 è salito lunedì a 9mila bequerel per litro rispetto ai 99 di venerdì, mentre quello del cesio 137 è cresciuto a 18mila bequerel rispetto ai 210 di venerdì. Il pozzo di osservazione è stato scavato in dicembre vicino al reattore numero 2 del complesso, ad una distanza di 27 metri dall’oceano. Non è ancora chiaro se l’acqua contaminata sia filtrata fino all’acqua. Sabato la Tepco aveva tuttavia reso noto che le analisi segnalavano un aumento dei livelli di trizio radioattivo nelle acque davanti alla centrale, con una concentrazione di circa 2.300 becquerel per litro, la più alta dall’incidente del 2011. La Tepco ha reso noto la scorsa settimana che avrebbe cercato il riavvio dei reattori 6 e 7 della centrale di Kashiwazaki-Kariwa (prefettura di Niigata), la più grande al mondo per capacità di generazione elettrica. La decisione, presa dal consiglio direttivo della compagnia senza consultazioni, ha creato una dura reazione degli amministratori locali, tra cui il governatore di Niigata, Hirohiko Izumida, che ha chiesto urgenti spiegazioni alla società.
Il nucleare però continua a essere un business. Sono quattro le utility giapponesi che hanno presentato domanda alla Nuclear Regulation Authority, l’agenzia sulla sicurezza nucleare, allo scopo di poter far ripartire un totale di 10 reattori, a un giorno dall’entrata in vigore della nuova regolamentazione. Assente dall’elenco, invece, la Tepco.
Creata a settembre del 2012, la Nra è stata ideata allo scopo di varare standard omogenei e stringenti a favore della sicurezza, dato che il suo presidente, Shunichi Tanaka, ha ammesso, incontrando la scorsa settimana la stampa estera, l’esistenza di un approccio “debole” prima dell’emergenza, auspicando che i nuovi parametri siano in grado di apportare un profondo cambiamento.
Le richieste (ognuna si compone di quasi 10.000 pagine) sono state depositate da Kansai Electric Power, Shikoku Electric, Kyushu Electric Power e Hokkaido Electric Power alle prese con oneri in aumento per l’importazione di combustibili fossibili per compensare lo stop ai reattori post-Fukushima (attualmente ne sono in funzione solo 2 su 50 complessivi).