Cinquecentosettantuno contratti sospesi ogni giorno. E quasi novemila lavoratori rispediti a casa, per un periodo che va da cinque a quaranta giorni. La direzione della Seat lo ha annunciato senza mezzi termini prima ai lavoratori, poi alla Generalitat della Catalogna. Da settembre gli operai degli stabilimenti di Martorell del polo industriale Zona Franca, a pochi chilometri da Barcellona, andranno in “Ere temporal” (una sorta di cassa integrazione con possibilità di licenziamento). Il crollo delle vendite avrebbe obbligato il marchio iberico, del gruppo Volkswagen, a rivedere al ribasso la produzione di automobili nelle varie linee della fabbrica spagnola, scegliendo di spalmare sui circa novemila impiegati – per l’esattezza 9.239, secondo i sindacati – il blocco della produzione.
Da una parte saranno sospesi dai 300 ai 571 contratti di lavoro al giorno secondo una formula a rotazione in tutte le linee di Martorell e Zona Franca, tra settembre e dicembre di quest’anno. Quattro mesi in tutto. Ma non è escluso, anzi su alcune linee di produzione è già confermato, che la misura temporanea possa essere prorogata.
L’Ere poi prevede più giorni di sospensione per i 2800 operai che fanno parte della linea 3, quella che fabbrica l’Audi Q3 e che la scorsa settimana ha smesso di produrre la Exeo – ritrovandosi con un surplus di 180 operai – , e per i 3800 impiegati alla linea di produzione 2, che sforna la Leon e l’Altea. La Seat ha ridotto le previsioni sulla produzione di questi due modelli a 35mila unità, cioè una diminuzione in termini di lavoro da 214 a 179 giorni.
I primi lavoratori si dovranno fermare per almeno 16 giorni negli ultimi quattro mesi dell’anno, mentre i secondi dovranno restare a casa almeno 35 giorni nel 2014. Restano fuori dalla cassa integrazione iberica per il momento gli altri cinquemila lavoratori nel settore amministrativo e tecnico.
Nel comunicato firmato dal Cda, la Seat afferma che questo “Ere temporal” vuole “garantire il mantenimento di tutto l’organico e un rapporto conveniente tra produzione e domanda” dei suoi prodotti. La compagnia ha sottolineato anche che la misura mira a “regolare le varie linee di produzione alle condizioni del mercato” e che l’azienda è arrivata a optare questa norma “dopo aver esaurito tutte le misure di flessibilità interna” prevista dal contratto collettivo.
L’ultimo Ere della fabbrica spagnola risale al 2011, quando gli ultimi cassaintegrati vennero riassorbiti con l’arrivo dell’Audi Q3. Adesso il direttivo, capeggiato da Jürgen Stackmann, spera di aggiudicarsi un modello di Suv, che la Seat potrebbe dividere con la Skoda, anch’essa del gruppo tedesco.
La linea di produzione meno coinvolta dalle nuove misure dell’azienda sarà la 1, quella che fabbrica la Ibiza, mentre ci saranno delle variazioni sia nella linea 2 che nella 3. La 2, che produce la Leon, all’inizio del 2014 aumenterà i turni da due a tre, mentre la terza linea, che fabbrica la Q3, al contrario, ridurrà i turni da tre a due, vista l’eccedenza prevista di oltre 8mila veicoli.
Da adesso, e fino ai prossimi 15 giorni, il tavolo delle consultazioni con i sindacati rimane aperto. Matías Carnero, a capo del sindacato Ugt in Catalogna, non ci vede chiaro. “È scandaloso il numero degli operai coinvolti in tutte le linee”, ha spiegato e ha annunciato che, durante la negoziazione, l’associazione di categoria punterà a ridurre al minimo il numero degli operai coinvolti in questa cassa integrazione forzata e giornaliera. “Noi non ci crediamo, dovranno giustificare bene il numero. Hanno puntato troppo in alto”, ha detto.
Sebbene nei primi cinque mesi dell’anno la Seat abbia venduto 149.100 automobili, con un aumento dell’11 per cento, il primo trimestre si è chiuso con una perdita operativa di 46 milioni di euro, un 58, 6 per cento in più.
@si_ragu