Ospite d'onore Jean Paul Gaultier, la cui collezione "Le parisienne" ha calcato le passerelle scatenando la rabbia degli animalisti. "E' lui il ponte tra le due capitali dell'haute couture, quella italiana e quella francese", dice la presidente Silvia Venturini Fendi. Ampio spazio alla sezione dedicata all’Ethical fashion
Si è appena conclusa nella Capitale la 23esima edizione di AltaRomAltaModa. Oltre al complesso monumentale Santo Spirito in Sassia che ha ospitato gran parte degli eventi, tanti i luoghi storici coinvolti, come Palazzo Firenze, La Pelanda, la Biblioteca Angelica, il teatro dell’Opera e la piazza del Campidoglio. In passerella le collezioni haute couture autunno/inverno delle maison storiche Renato Balestra, Curiel Couture e Sarli Couture. Confermano la propria presenza Giada Curti, Nino Lettieri e Sabrina Persechino.
Grande attesa per l’ospite d’onore di questa edizione, Jean Paul Gaultier che ha scritto la storia di oltre trent’anni di mod. La sua collezione “Le parisienne” ha calcato le passerelle scatenando la rabbia degli animalisti. Per Silvia Venturini Fendi, presidente di AltaRoma, la sua presenza costituisce “un ponte ideale tra due capitali dell’haute couture: Roma e Parigi”.
Sotto la presidenza di Nicola Zingaretti la Regione Lazio torna a sostenere AltaRoma, quale “volano per supportare piccole e medie imprese, molto importanti per la nostra economia. Innovazione e sperimentazione sono la vocazione di questo appuntamento – continua Zingaretti – la moda è un settore vivo, un fattore di promozione del nostro territorio”. Sentita da ilfattoquotidiano.it Raffaella Curiel, con la figlia Gigliola a capo dell’omonima maison, lancia un invito a rivalutare le professioni artigiane per scongiurare la crisi: “No ai tanti laureati che non lavorano. La moda ha bisogno dell’artigiano, un mestiere creativo, che non annoia e con buone retribuzioni”.
Numerosi anche in questa edizione gli stilisti internazionali che hanno scelto le passerelle capitoline per presentare le proprie collezioni: i libanesi Tony Ward, Abed Mahouz e Mireille Dagher, la polacca Natasha Pavluchenko, il greco Angelo Bratis e il palestinese Jamal Taslaq. Ampio spazio alla sezione dedicata all’Ethical fashion, che ha portato in passerella designers dall’Africa, dalla Svizzera e dall’Italia, tutti sotto l’egida etica/estetica e sostenibile che “nutre” la partnership ormai consolidata tra l’International trade centre, braccio operativo dell’Onu, e Altaroma.
Nel filone etico si colloca anche la sfilata in collaborazione con Uman foundation per presentare la collezione Cangiari, brand del Gruppo cooperativo Goel che raccoglie diverse imprese sociali in Calabria. “L’etica non può più accontentarsi di essere giusta, deve diventare efficace: è questa la filosofia del nostro gruppo che abbiamo imparato nelle lotte contro la ‘ndrangheta“, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it Vincenzo Linarello, presidente Cangiari. “Serve la denuncia, ma alcune realtà si sconfiggono mostrando che i percorsi etici, oltre ad essere più giusti, funzionano meglio. Il nostro showroom a Milano è un bene confiscato alla criminalità organizzata. Questo lo riempie di valore simbolico“. Core business del brand la tessitura a mano calabrese, la cui tradizione si stava perdendo e ora, grazie a Cangiari, sfila ad AltaRoma, diventando motivo d’orgoglio per questo popolo. Prossimo appuntamento con l’alta moda capitolina, a gennaio prossimo.