E’ la vigilia di Ramandan quando incontriamo il presidente della comunità egiziana di Roma, Adel Amed, che vive nella capitale dagli anni ’70. In Italia, ci dice, gli egiziani sono circa 280.000, almeno nelle stime ufficiali, con Milano e Roma ad ospitarne il numero maggiore. “La colpa di queste violenze è dei Fratelli Musulmani” è convinto. Ricostruisce pazientemente la storia dell’Egitto moderno, indica in Ahmad Shafiq – il leader della continuità con Mubarak battuto alle elezioni da Mohamed Morsi circa un anno fa – il simbolo di una transizione di regime ‘soft’. Esattamente quello che il Paese non ha avuto.
“Lo sa perché”, incalza Amed “milioni di persone sono scese in piazza contro Morsi? Oggi l’Egitto è più povero, manca il cibo, lo zucchero, il gasolio. La situazione economica è catastrofica e i giovani non hanno speranze. In un anno di governo i Fratelli Mussulmani hanno preso tutto il potere per loro, hanno gestito l’Egitto come una loro proprietà. Ecco perché il popolo si ribella”.
Gli oltre 50 morti di lunedì mattina, per cui il presidente a interim ha espresso “profondo rammarico”? “Una provocazione dei religiosi”. L’esercito ha un ruolo democratico? Amed non ha dubbi: “è la nostra garanzia verso la transizione politica”.
Hanaa Youssef, giornalista televisiva concorda con Amed, non senza qualche distinguo: “Se Morsi ha preso il potere, la colpa è soprattutto di Mubarak. Proprio la sua islamofobia ha fatto crescere i radicali nel Paese. Tanti giovani come me, un anno fa non sono andati nemmeno a votare, pensando che quella tra un uomo dell’apparato come Shafiq e un radicale come Morsi non era proprio una scelta…”. Eppure solo 12 mesi fa Morsi conquistavano il Cairo con milioni di voti. Chi l’ha votato? “ Io, per esempio perché volevo rompere con il passato” interviene Mohamed Ismail, corrispondente a Roma di una tv egiziana. Anche per lui Morsi ha tradito l’Egitto. E i militari fanno bene a reagire duramente. “Perché in Italia avete tanta paura dell’esercito?” chiede. “Se da voi dei terroristi scatenano un’ondata di violenza, non sarebbe giusto intervenire per riportare l’ordine?”.
Dunque i Fratelli Musulmani sono solo terroristi? “In realtà si tratta di un movimento radicato nella società egiziana. Al suo interno ha frange moderate e ali più radicali, ma ha rinunciato alla violenza”, spiega al telefono Andrea Plebani, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano. “Il nuovo establishment ha invocato la riconciliazione nazionale, ma ha duramente colpito la Fratellanza con arresti e azioni violente. Il partito di Morsi deve essere re-incluso nella vita del Paese, se vogliamo la pace”.
il Fatto Quotidiano, 10 Luglio 2013