Dei 3 miliardi di valore dell'operazione, 300 milioni di sterline verranno “donati” ai 150mila dipendenti. Il che fa 2mila sterline a testa in azioni, un piccolo espediente per far passare ai forti sindacati delle comunicazioni la riforma
“Non venderemo la nostra anima al miglior offerente”, dicono ora i sindacati dei dipendenti della Royal Mail, le poste britanniche. Ma ora, dopo 497 anni di onorato servizio (pubblico), fondate praticamente ai tempi di Enrico VIII, le poste del Regno Unito, vanto di ogni cittadino al di qua della Manica, passeranno in mani private. Infatti questo è stato deciso dal governo di conservatori e liberaldemocratici guidato da David Cameron. E questo è stato comunicato dal ministro alle Imprese, Vince Cable, che ha anche pensato a uno “zuccherino”. Dei 3 miliardi di sterline di valore della privatizzazione, 300 milioni di sterline verranno “donati” ai 150mila dipendenti. Il che fa 2mila sterline a testa in azioni, un piccolo espediente per far passare ai forti sindacati delle comunicazioni la riforma. Per la quale, tuttavia, a Londra sono state erette nelle ultime ore delle vere e proprie barricate.
I sindacati, infatti, temono di perdere proprio l’anima, letteralmente. In un Paese in cui il privatizzabile è stato privatizzato, soprattutto grazie a Margaret Thatcher, che fece da apripista, la Royal Mail era ancora un baluardo del bene comune, anche se soggetto, spesso, a critiche feroci. Ma il governo se ne vuole liberare, il valore andrà in Borsa a settembre o a ottobre e già si prevede una razzia dei titoli. Il ministro Cable, parlando in parlamento a Westminster, ha illustrato tutti i dettagli dell’operazione. Mandando, in un attimo, su tutte le furie i sindacati. Billy Hayes, segretario generale della Cwu, Communication Workers Union, ha subito replicato: “Non accetteremo un contentino, non venderemo la nostra essenza per un 10% di quote. Del resto nessuno, al di fuori del governo, vuole la Royal Mail privatizzata. E forse nemmeno gli investitori sarebbero d’accordo”. La Cwu, che rappresenta 100mila lavoratori delle Poste britanniche, intanto annuncia ulteriori azioni, come scioperi o manifestazioni di piazza.
Poi, da una parte, appunto, il “contentino”. Eppure, dicono ora gli analisti, Cable non ha chiarito di avere veramente intenzione di regalare le azioni ai dipendenti. E qualcuno ora teme che l’offerta del ministro possa essere quella di “compri uno, ricevi uno in regalo”. I dipendenti verrebbero quindi spinti ad acquistare delle partecipazioni, ricevendo il doppio di quanto pagato. Ma Cable ancora aspetta di avere previsioni quasi certe sul successo della privatizzazione al London Stock Exchange, la Borsa della capitale. Quindi, si prevede che notizie dettagliate dell’offerta possano arrivare nel giro di qualche settimana. Anche un’altra, tuttavia, potrebbe essere la strada. I sindacati, Cwu in testa, la settimana prossima incontreranno il ministro, “per evitare uno spargimento di lacrime e sangue”. L’idea dei sindacati sarebbe quella di trasformare una privatizzazione in una semiprivatizzazione, salvando soprattutto i posti di lavoro che, si teme, con un passaggio in mani non pubbliche potrebbero venire a mancare. I sindacati sono fiduciosi, il ministro pare tuttavia determinato sulla sua strada. In mezzo, il futuro di uno degli ultimi beni comuni del popolo britannico, oltre al servizio sanitario. Ma, anche su quel fronte, il capitale privato si sta già scaldando.