1) Non ci sono lavori da sospendere, perché questo governo (e conseguentemente questo Parlamento) non sta facendo quasi nulla. Se non tirare a campare.
2) La frase della Santanché non è una minaccia, casomai una
promessa. Pensate come sarebbe straordinario: il
Pd,
a fronte delle abominevoli accuse del Pdl alla Cassazione, si rompe finalmente le palle e manda tutti a quel paese.
Cade il governo, Napolitano ci rimane male (pazienza),
si torna subito al voto (sì, con questa legge elettorale orrenda, che tanto nessuno cambierà comunque). E
Berlusconi è spiazzato, perché allo stato attuale è l’ultimo a volere le elezioni (se le avesse volute, avrebbe già fatto saltare il banco).
Con uno strappo simile, il Pd recupererebbe consensi a valanga, denoterebbe coraggio, disinnescherebbe (un po’) M5S e darebbe uno schiaffo ai tanti (me compreso) che lo criticano duramente. Non ci sarebbe alcuna “irresponsabilità” in un atto del genere, casomai una forma di moralità politica altissima: nulla è più “irresponsabile” che stare al governo con questa destra qua, dopo aver detto per mesi che “con loro mai al governo”.
Anche l’alibi di “non avere pronto il Premier” è una sciocchezza titanica. Finiamola con ‘sta pippa caricaturale del “congresso decisivo” Pd: è una recita già scritta. Se il Pd vuole vincere, deve affidarsi a Matteo Renzi: punto. L’unico candidato vincente è il sindaco di Firenze (e lo scrive uno che non lo voterebbe), gli altri sono panda simpatici (e condivisibili) senza speranza o Quisling pseudo-filosofi messi lì per difendere i gerarchi piddini.
Sarebbe facile: mandare a quel paese Berlusconi, dire “Noi con questa gente non possiamo stare” e proporsi come forza di governo autonoma e (un po’) innovatrice. Un calcio di rigore a porta vuota. Che il Pd, ovviamente, si guarderà bene dal calciare.
Infatti, tra un Letta che a Ballarò spera nell’assoluzione del Caimano e uno Speranza che flirta con la Biancofiore sul “garantismo”, l’unica certezza è che questa Cassazione frettolosa infastidisce assai il Pdl, sì, ma in fondo non piace per nulla neanche al Pd.
Tutto cambia, a patto che nulla cambi.