La Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi ipotizza per l’ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e suo figlio Toti l’accusa di voto di scambio, insieme ad altre tre persone: Angelo Romano, Giuseppe Giuffrida ed Ernesto Privitera. Lombardo, per rispondere alle accuse, dopo un primo comunicato diramato alle agenzie di stampa ha scelto di convocare i giornalisti direttamente nella sua segreteria. “Nessuna intercettazione che mi riguarda – esordisce Lombardo – il mio interlocutore si chiama Privitera, è una persona legata a me prima di nascere, suo padre votò per mio padre nel 1970, io sono stato eletto nel 1980 e suo figlio è rimasto legato a me da sempre. Era un mio consigliere di quartiere – prosegue – ho premiato tre amici, fedeli da sempre, chiedendogli di esprimermi una persona che ha lavorato per tre mesi, uno di questi era il Privitera”. Sul coinvolgimento del figlio, Lombardo non ha nessun dubbio nonostante il rammarico: “E’ una cosa poco piacevole anzi profondamente ingiusta, io sono intervenuto per premiare un amico quando avevo il potere di farlo, mio figlio non aveva questo potere, è stato chiamato solo al telefono, ha parlato con me e io ho parlato con gli interessati, non c’entra nulla”. L’ex leader autonomista, attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio con l’aggravante dell’art.7, si sofferma sulle “attenzioni” che la Procura di Catania gli ha dedicato negli ultimi anni: “Diciamo che non c’è una grande simpatia… ma mio figlio ? Allora è la razza che deve essere estinta? E’ una cosa eccessiva se posso permettermi il termine che non vuole essere irrispettoso nei confronti della magistratura”. Infine un commento sulla sconfitta alle politiche, in cui l’ex Presidente era candidato come capolista al Senato in Sicilia: “Nessuno dica che inseguivo un posto al Senato, altrimenti Berlusconi mi avrebbe messo al quarto, quinto posto in Lombardia o in Veneto, ho preferito che andassero altri. Non ci saranno più impegni elettivi” di Dario De Luca