Per la Difesa non c'è alcun problema politico ma secondo Giulio Marcon (Sel) la decisione è il riflesso di "difficoltà e incertezze anche da parte del ministero". I 5 Stelle: "Devono essersi accorti che non è molto popolare gettare dalla finestra 13 miliardi di euro"
Lockheed Martin e Alenia Aermacchi hanno rinviato “a data da destinarsi” la cerimonia di inaugurazione dell’impianto di assemblaggio dell’F-35 di Cameri, Novara, che avrebbe dovuto avere luogo giovedì 18 luglio. Nessun problema tecnico o politico secondo la Difesa: “Solo alcune difficoltà di cerimoniale legato alla presenza di tutti gli invitati”, spiega il tenente colonnello Antonio Zuliani, portavoce del Segretariato generale della Difesa-Direzione nazionale armamenti. “L’assemblaggio del primo velivolo inizierà il 18 come programmato”.
Per Giulio Marcon di Sel, questo rinvio è invece “significativo”, riflesso di “difficoltà e incertezze anche da parte del ministero della Difesa” e “problemi di realizzazione di questa fase operativa che ha già avuto diversi problemi nei mesi passati”. Persino più duri i 5 Stelle: “La decisione di cancellare la cerimonia inaugurale dello stabilimento di Cameri è un capolavoro di ipocrisia; devono essersi accorti che non è molto popolare gettare dalla finestra 13 miliardi di euro nello stesso momento in cui si tagliano i fondi per la scuola, il trasporto pubblico e non si trovano i soldi per la cassa integrazione. Questa classe politica non ha il coraggio politico di fermare l’acquisto degli F35 e pensa di mettersi al riparo dalle critiche e dalle contestazioni cancellando la cerimonia di avvio della produzione. Questa infatti non si ferma, al contrario continua mentre i problemi degli italiani restano senza risposte”.
Il programma militare Joint Strike Fighter F-35 di grane tecniche, e di conseguenza economiche e politiche, ne ha avute una sequela infinita. L’ultima ad allarmare alcuni parlamentari italiani, già pronti con delle mozioni al riguardo, riguarda la presunta inadeguatezza della nostra portaerei Cavour ad imbarcare gli F-35B a decollo corto e atterraggio verticale (Stvol). Questo problema è stato recentemente segnalato dal responsabile delle Operazioni navali della US Navy, ammiraglio Jonathan Greenert, in occasione dell’International Maritime and Defense Exhibition (Imdex) tenutosi a Singapore. Secondo l’ufficiale americano, la potenza e il calore del getto prodotto dall’F-35B in fase di decollo e atterraggio renderà necessarie costose modifiche alle portaerei che li imbarcheranno: non solo un nuovo e più resistente rivestimento del ponte ma soprattutto il ridislocamento e la schermatura di molti apparati che verrebbero altrimenti danneggiati dai getti: antenne, depositi di carburante, reti protettive, imbarcazioni e batterie lanciamissili. Modifiche che contraddicono nettamente le conclusioni di un apposito studio effettuato dalla Lockheed Martin all’inizio del 2010, secondo il quale la potenza dei getti degli F-35B non era così diversa da quella degli Harrier AV-8B (attualmente imbarcati anche sulla portaerei Cavour) da richiedere misure di adattamento. Fonti tecniche della marina militare italiana spiegano che questo problema non riguarda la Cavour, bensì solo le ben più anziane portaerei americane della classe Wasp.
“Nave Cavour è perfettamente predisposta ad imbarcare l’F-35B, essendo stata progettata dopo l’avvio del programma Joint Strike Fighter, quindi non ci sarà bisogno di alcuna modifica, salvo la già preventivata ricopertura del ponte con una mescola termica idonea”. Roba di poco conto, insomma, e già compresa nelle spese messe a bilancio. Salvo sorprese dell’ultim’ora, che in questo programma non mancano mai. Sorprese su cui, tuttavia, alcuni parlamentari vogliono sia fatta piena luce. Come Donatella Duranti di Sel che ha presentato un’interrogazione al ministro della Difesa per conoscere “quali siano i costi reali” che lo Stato italiano dovrà affrontare per rimettere la Cavour (ma forse non solo) nelle condizioni di poter ospitare gli F35. Un supplemento d’indagine non guasta, ma forse quello che sarebbe più utile chiedere alla Difesa a proposito degli F-35 a decollo verticale (i più costosi di tutti), sarebbe per quale oscuro motivo oltre ai 15 velivoli destinati alla portaerei della marina ne vuole acquistare altri 15 di questo tipo per l’aeronautica, che usando normali piste d’atterraggio non dovrebbe avere problemi di spazio. Forse la prima rivisitazione del programma potrebbe iniziare proprio da qui.