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L’Italia vista dall’estero viaggia all’indietro

Le vicende di questi giorni, mostrano all’estero un Paese davvero allo sbando. L’assunto elettorale di cui si riempiono la bocca tutti prima delle elezioni, ovvero ‘attrarre investitori dall’estero’ si dimostra la bugia politica più evidente di tutti i nostri leader. Abbiamo rispedito indietro miliardi di euro in Europa per incapacità progettuale; quando scoppia uno scandalo internazionale noi siamo sempre quelli che l’hanno ‘fatta sporca’; spesso ci capita di sfiorare il ridicolo nei rapporti diplomatici – Abu Omar, nipote di Mubarak, dissidente kazaka;sparliamo ritenendola aberrante della nostra giustizia. Insomma, con questo quadro generale che può farsi del nostro sistema paese chiunque dall’estero, solo un pazzo potrebbe decidere di investire in Italia. Per carità non che i pazzi manchino in questo mondo, ma è proprio difficile che scelga di andare ad investire i propri denari scommettendo su una ripresa, in un paese dove tutti sbraitano contro ‘presunte vessazioni’ subite da un noto imprenditore. Le frasi pronunciate dai falchi del Pdl in questi giorni hanno la gravità di pesare non tanto sul piano interno della politica, quanto su quello esterno relativo all’immagine del nostro sistema che nella attuale congiuntura economica conta, eccome se conta. Oggi il sistema produttivo globale cerca di ristrutturarsi puntando sulla cosiddetta ‘glocalizzazione’.

Le migliori opportunità le hanno proprio luoghi come i nostri, strategici per il clima, la posizione geografica rispetto alle innovazioni nella logistica,un patrimonio culturale ed estetico di tutto rilievo, vaste zone di pregio a carattere naturalistico. Insomma tutti fattori che rappresentano i giusti fondamentali per chi vuole ‘ristrutturare’ qualsiasi attività economica che abbia ampi margini di successo. Ma due elementi impediscono a chiunque debba mettere in piedi un progetto o un business plain, di scegliere l’Italia: i politici e la credibilità del nostro sistema Paese. Su questi due elementi fondamentali cozza qualsiasi ipotesi di fare impresa interna ed esterna. Se l’imprenditore che ha governato l’Italia per quasi vent’anni si autodefinisce un ‘perseguitato’ dai giudici, figuriamoci cosa potrebbe accadere ad imprenditori ‘normali’! Questo spiegano gli analisti ai loro committenti quando descrivono il nostro Paese. Hanno torto? Difficile dirlo.

Voi avreste mai messo in piedi una iniziativa economica in campo sanitario dopo che un ministro della Repubblica decideva di farsi curare fuori dall’Italia? Decidereste di aprire una attività nel settore media e marketing, sapendo dell’esistenza di un monopolio conclamato di un gruppo che ha il suo capo ai vertici dello Stato? Aprireste una fabbrica di marmellata in una regione ricca di frutta ma dove non osano farlo le imprese italiane? Mettereste in piedi una azienda agroalimentare di prodotti ittici in zone interessate da trivellazioni petrolifere? Quando i nostri politici lanciano titoli roboanti sulle agenzie, minacciando blocchi o amenità simili, si rendono conto che anche solo per un blocco stradale la nostra credibilità internazionale scala di decine di posti verso il basso? Figuriamoci per il blocco del Parlamento! La ripresa sta cercando faticosamente di passarci accanto e magari di raggiungere le nostre rive, ma noi la spingiamo verso il largo con la forza degli scarichi delle nostre fogne. Questo, accade semplicemente oggi in Italia; in una estate dove torniamo ad essere il Paese descritto nel ’66 da Dino Risi, quello di ‘Operazione San Gennaro’.

Un Paese alla mercé di un Don Vincenzo a caso e di un Dudù, dove conta lo schiaffo e l’inganno, e che tutti cercano di depredare il più possibile. Unica consolazione il gran rifiuto della Puglia alle multinazionali del petrolio: il nostro oro… ovvero il mare…non si tocca. Ma è davvero un misero piccolo granello di buon senso in un mare di guai.