Voto di scambio politico-mafioso? Da oggi si cambia. Forse. La Commissione giustizia alla Camera ha licenziato, all’unanimità, il testo per la modifica dell’articolo 416-ter del codice penale che punisce il voto comprato dal politico in cambio di soldi. Una norma poco efficace, perché parla solo di scambi in cui c’è passaggio di denaro, ma che da oggi potrebbe trovare una migliore applicazione. Anche se nasce già azzoppata dal compromesso tra le parti politiche.
La modifica approvata in Commissione, che sarà votata alla Camera il prossimo 15 luglio, prevede la punizione di “Chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti” in cambio di “denaro o di altra utilità” con la reclusione da “4 a 10 anni” e la stessa pena è prevista per “chi procaccia i voti”. Una soluzione di mediazione, che introduce la formula “o altra utilità” richiesta da anni dall’associazionismo antimafia e da molti magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata, ma che sostituisce la “promessa di voti” con il “procacciamento”, ossia la concreta attivazione del boss sul territorio alla ricerca del consenso elettorale.
Il testo licenziato dalla Commissione è stato approvato solo dopo giorni di estenuante braccio di ferro, durante i quali il Pdl ha bocciato molti passaggi del testo base proposto dal Pd (relatore Davide Mattiello). “Se c’è un freno che il Pdl non ha timori di attivare è quello al giustizialismo da piazza” aveva fatto sapere Paolo Sisto, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, che aveva anche ribadito l’impegno del Pdl sul fronte del contrasto alla mafia. La posizione ipergarantista del partito di Berlusconi è stata sottolineata, durante il tira e molla, da una battuta di Fabrizio Cicchitto, non smentita e riportata anche da Repubblica: “C’è un emendamento sulla mafiosità delle promesse di voto in campagna elettorale. Se passa, ci arresteranno tutti, da Roma in giù”. Perciò in Commissione è stato necessario lavorare a lungo, di cesello, per trovare un punto d’accordo. Trovato alla fine, in virtù delle trattative condotte dai due relatori al testo, il Pd Mattiello e il montiano Stefano Dambruoso, ex magistrato.
“Si tratta di un segnale importante” dicono gli organizzatori della campagna anti-corruzione Riparte il Futuro, che sulla proposta di riforma del 416-ter ha raccolto l’adesione di 275 deputati e 102 senatori. “Finalmente abbiamo un testo definitivo – spiega Leonardo Ferrante, referente scientifico della campagna – Merito di una mobilitazione popolare e merito del lavoro dell’intergruppo dei Braccialetti bianchi, i parlamentari di tutti i partiti che da subito hanno sposato la causa”. Se la modifica dovesse superare il voto del Parlamento sarebbe la seconda volta in Italia, la prima è stata l’approvazione della legge sul riutilizzo dei beni confiscati voluta dall’associazione Libera nel 1996, che una legge antimafia viene approvata senza spargimento di sangue. Una legge sostenuta dal basso, e non votata in fretta e furia dopo qualche omicidio eccellenti.
“Ogni cosa è perfettibile, ma noi abbiamo fermato l’asticella esattamente dove avremmo voluto metterla. Ossia l’aggiunta del termine “e altra utilità”, che era l’obiettivo della campagna Riparte il futuro”, è la posizione di Claudio Fava, deputato Sel e referente dell’intergruppo dei Braccialetti bianchi. Anche per il M 5 Stelle il testo è migliorativo rispetto all’esistente anche se, spiega Andrea Colletti, “abbiamo votato sì solo per spirito di servizio”. Il testo arriverà alla Camera lunedì 15 luglio e allora sarà la volta degli emendamenti. “Noi vorremmo una norma che punisce il tentativo di accordo, l’accordo e il vero e proprio scambio” continua Colletti, che annuncia emendamenti “per noi il politico deve essere punibile se chiede i voti a prescindere dal fatto che il mafioso si mobilita o meno per procurarglieli”.