Ho fatto un piccolo viaggio, e ho scoperto un grande luogo. Partenza da Milano, arrivo ad Olbia.
Ma la destinazione nulla aveva a che fare con Porto Cervo.
Già. Ora che la Sardegna si riempie di barche e yacht, per quelli che sanno apprezzare per il suo “altrove”, propongo una gita fuori dal comune. A cellulare spento.
La ricerca delle origini di Tiscali, che, già lo sapete, è – anche – un sito archeologico.
Un luogo incantato nel cuore della Sardegna. Per andarci basta un weekend, voglia di camminare, e una suggestiva partenza all’alba.
La provincia di Nuoro ospita questo villaggio nuragico sull’omonimo monte, adagiato all’interno di una dolina carsica. Per arrivarci la Sardegna ti costringe prima a lasciarti ammaliare dalla sua bellezza selvaggia: si sale a piedi per più di due ore attraverso paesaggi carsici d’altri tempi.
Gole, grotte, boschi permeati dal profumo del mare poco lontano, e degli aromi degli arbusti selvatici che fanno così tanto Sardegna.
Il villaggio di Tiscali non è visibile fino a quando non lo si raggiunge. Solo a quel punto si schiude davanti agli occhi, protetto dalle pareti rocciose della dolina, un’immensa grotta collassata milioni di anni fa, e allora si capisce perché gli studiosi pensano che fosse stato un rifugio sicuro per gli abitanti del luogo nel periodo delle conquiste romane.
La compresenza di edifici di età nuragica e romana è armoniosa e suggestiva, addolcita dal tempo.
Su un fianco della dolina, c’è un punto da cui si può vedere tutta la vallata sottostante. Tutta la Sardegna è sospesa al di sopra dello scorrere del tempo, ma Tiscali, ancora di più, sembra una fotografia di qualcosa che è stato, qualcosa di meraviglioso. Raccoglie in sé, nel suo silenzio, nella sua pace, nei suoi profumi, tutto il mistero della Sardegna.
Andate a visitarlo, ma andateci in punta di piedi, per non disturbare questo angolo di terra sarda dove il tempo viene a riposare.
Poi, quanto state tornando giù, e scendete fino a valle, fermatevi dal pastore appena sotto il sentiero.
La cucina è quella della tradizione sarda a base di prodotti semplici. Pane tutto con la U: carasau, frattau – bagnato in acqua o brodo e condito con salsa di pomodoro, formaggio pecorino e uovo in camicia – oppure guttiau, fatto riscaldare e poi condito olio e sale.
Al pane abbinate prosciutto di montagna o di cinghiale, salami e salsicce. E un primo, per esempio i culurgiones: grandi ravioli con ripieno di formaggio, patate e menta, i maharrones de busa ed i maharrones hurriaos, che vengono conditi con salsa e pecorino fresco.
Se avete ancora fame, il dolce tipico l’aranzada, a base di fili sottili di arancia cucinati nel miele e ricoperti di bastoncini di mandorla. Altra rarità dal gusto particolarissimo è sa pompai: un ibrido tra arancia e pompelmo, che cresce solo nella zona costiera orientale del nuorese, bollito e caramellato nel miele di corbezzolo.
Poi, sazi, addormentatevi tra gli arbusti.
Nessuno, ne sono certa, vi disturberà.