Altro che linea soft: l'ex presidente del Senato preannuncia crisi in caso di sentenza sfavorevole. Epifani e il capogruppo Pd alla Camera Speranza confermano: in caso di condanna il partito voterà a favore dell'interdizione
Da una parte Guglielmo Epifani che dice che “non ci sono dubbi” che il Pd voterà per applicare la sentenza di condanna, se questa arriverà dalla Cassazione. Dall’altra il Pdl “lascerà il governo” se Silvio Berlusconi verrà interdetto. La crisi dell’esecutivo delle larghe intese è ancora lontana, ma sembra un po’ più vicina. Il crinale della storia del governo Pd-Pdl diventa sempre di più il 30 luglio, quando la Cassazione ha fissato l’udienza dell’ultimo grado del processo Mediaset. La sospensione dei lavori del Parlamento – sul quale il Pd si è di nuovo spaccato – è solo la prima puntata.
I vertici del Pdl si riuniranno a Palazzo Grazioli (alle 16), ma a dispetto delle rassicurazioni di Berlusconi che giura sostegno ed energia al governo Letta, le parole il capogruppo al Senato Renato Schifani suonano in modo diverso: “Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici – chiarisce a Radio Anch’io – è molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”. Schifani assicura che “sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non c’è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo. Il nostro popolo deve avere la certezza di quello che stanno facendo a Berlusconi”. In apparenza un gruppo compatto in difesa del leader, anche se a ben vedere la realtà all’interno del centrodestra potrebbe essere diversa.
La delegazione Pdl al Parlamento europeo intanto cerca di “esportare” la questione. Gli europarlamentari Giovanni La Via e Alfredo Pallone, rispettivamente capo e portavoce della delegazione, sottolineano in una nota che “la giustizia italiana non è degna di standard europei” perché “utilizzata a fini politici-persecutori ai danni di Silvio Berlusconi”.
Certo, bisognerà aspettare innanzitutto la pronuncia della Cassazione e soprattutto capire se il Pd farà quello che dice il segretario Guglielmo Epifani e ribadisce il capogruppo alla Camera Roberto Speranza (bersaniano, ma tra i più vicini a Letta) una volta che il dispositivo della sentenza sarà trasmesso in Parlamento: “Non ci sono dubbi”, dice, se ci sarà una sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi anche in Cassazione il Pd voterà, in Parlamento, perché venga applicata. “Il Pdl mette a rischio la funzione stessa di questo governo – ha dichiarato in un’intervista a L’Unità- C’è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità, che anche oggi abbiamo dimostrato, non può andare. O c’è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti”.
I democratici non sembrano più disposti a farsi dilaniare pagando i problemi giudiziari del Cavaliere. Nel Pd ci si lecca ancora le ferite dopo la giornata (l’ennesima) da psicodramma sul voto per sospendere i lavori della Camera. Promotore dell’iniziativa il Popolo della Libertà, che aveva chiesto alcune ore per riunire i gruppi di Camera e Senato e confrontarsi dopo la decisione della Cassazione di fissare l’udienza del processo Mediaset al 30 luglio. Un voto “senza registrazione nominale” (come accade sempre per questioni procedurali), ma i democratici che non hanno seguito le indicazioni del gruppo sono venuti allo scoperto, con malcelato orgoglio. Tra gli astenuti, per esempio, Rosy Bindi: “Il Pd – ha commentato in un’intervista al Corriere della Sera – non dovrebbe mai assecondare gli atteggiamenti di eversione istituzionale del Pdl, non deve mai offrire sponda agli irresponsabili. Il centrodestra ha attaccato la Cassazione, ha minacciato di bloccare i lavori parlamentari per alcuni giorni. E’ vero che lo stop delle commissioni e dell’aula è stato di un pomeriggio, ma il significato politico non cambia. Con il nostro comportamento in aula abbiamo assecondato i ‘falchi’ del Pdl”. Bindi punta il dito contro la mancanza di una consultazione interna prima di arrivare ad una scelta così “scomoda”: “Noi abbiamo un atteggiamento molto responsabile. Ma era necessaria una decisione collegiale del gruppo parlamentare, una cosa così impegnativa meritava una discussione adeguata. Il governo deve fare cose importanti per il Paese, ma non possiamo accettare che questa diventi una camicia di forza, perché così rischiamo di morire”.
Una ventina gli astenuti, dieci quelli usciti dall’aula o semplicemente assenti. Chi non ha partecipato al voto sono stati Gentiloni, Giacchetti e Gero Grassi. Si sono astenuti Sandra Zampa, Giampiero Galli, Dario Ginefra, Pippo Civati, Michela Marzano, Davide Mattiello, Marco Di Maio, Luca Pastorino. Senza dimenticare il gruppo dei renziani: Davide Faraone, Giovanna Martelli,Eleonora Cimbro, Antionio De Caro, Maria Chiara Gadda e Dario Nardella. Più quelli che hanno votato sì salvo poi precisare che l’hanno fatto solo per spirito di disciplina.
Nel frattempo dal governo continuano a giurare che non c’è nessun rischio di crisi: la tenuta dell’esecutivo “non è a rischio”, conferma il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi. “I segnali politici espliciti che riceviamo – dice – sono tutti nel senso di garantire al governo una solidità”. Quelle del Pdl “sono posizioni politiche, ma mi pare che abbiano ribadito più volte che loro tengono al Governo e che l’esecutivo non è minacciato da questa situazione” aggiunge il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini spiega: “Non si può impedire ad un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c’è nessuna ripercussione né ci sarà sull’attività legislativa il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento. E’ stata una sospensione di tre ore dell’aula nel pomeriggio per consentire al Pdl di fare una riunione di gruppo. Ma noi siamo capaci a fare dramma di ogni cosa e spaccature del Pd di ogni cosa, gestiremo anche questa. Siamo noi del Pd a sostenere da tempo che le vicende giudiziarie vanno tenute distinte dalla vicende politiche ed è esattamente quello che sta succedendo”.