Il paese, che certamente ha dei fondamentali macroeconomici più che buoni, tanto da essere stato di recente promosso dalle agenzie di rating, si è avvitato in una spirale molto pericolosa ed i mercati, che hanno una sensibilità acuita da quanto successo nel 2008 con il fallimento di Lehman Brothers e le conseguenti svalutazioni, si sono comportati di conseguenza provocando attualmente nel paese una crisi finanziaria in piena regola.
Alcune cifre:
-Nelle ultime 6 settimane la Borsa di Istanbul ha perso il 23%
-I tassi di interesse a breve termine sono schizzati alle stelle passando da un minimo del 4,5% di inizio maggio a quasi il 7,5% attuale
-La lira turca ha perso quasi il 10% del proprio valore contro le principali divise, costringendo la Banca Centrale Turca ad intervenire sui mercati, bruciando ogni giorno centinaia di milioni di dollari di preziose riserve valutarie per difendere la propria divisa
Dulcis in fundo, le principali agenzie di rating che poco tempo fa avevano promosso la Turchia assegnandole un rating “investment grade” (BBB, come quello italiano), stanno minacciando di tornare sui propri passi per rivedere al ribasso il giudizio qualora dovesse perdurare l’instabilità originata dagli scontri. Se il paese perdesse il rating cosiddetto “investment grade” la situazione potrebbe avvitarsi ulteriormente in quanto molti investitori istituzionali, che ora detengono investimenti rilevanti in titoli turchi, sarebbero costretti a disfarsene accelerando ulteriormente la salita dei tassi, esattamente come successo al Portogallo nel 2011.
Il danno maggiore all’economia sarà certamente inflitto dall’ulteriore rialzo dei tassi cui la Banca Centrale sarà obbligata se dovesse perdurare l’attuale instabilità: negli ultimi 3 anni l’economia turca, nonostante la recessione in Europa, è riuscita a crescere rapidamente proprio grazie alla importante riduzione dei tassi permessa dall’afflusso di capitali esteri. Nel periodo considerato, dal 2010 al 2013, i tassi di interesse a lungo termine sulle obbligazioni in lira turca si sono praticamente dimezzati , passando dall’11% di inizio 2010 al 5,7% di aprile 2013 per risalire poi al 9.80% attuale nel giro di poche settimane.
Un braccio di ferro insensato voluto dal governo turco sta rischiando quindi di distruggere nel giro di poche settimane una delle economie più brillanti mettendo a rischio il benessere di milioni di persone e creando instabilità geopolitica in un paese che per la sua posizione ha sempre avuto un ruolo strategico sia per l’Europa che per il Medio Oriente.