Ma nella posizione del Pd rispetto ai caccia F-35 c’è un punto che non viene quasi mai ricordato: l’impegno che su questo tema avevamo assunto in campagna elettorale. Nel nostro programma avevamo scritto nero su bianco: “Il Pd condivide la preoccupazione dell’opinione pubblica sulle spese per gli armamenti. Fermo restando che le esigenze di difesa e di sicurezza dello Stato si sono radicalmente modificate, ma restano, bisogna assolutamente rivedere il nostro impegno per gli F35. La nostra priorità in questo momento è il lavoro“.
Nei prossimi giorni anche il Senato dovrà esprimersi sul tema. È vero che tra il dire e il fare c’è ora di mezzo il governo di larghe intese, ma la mozione a prima firma Casson e sottoscritta da altri 17 senatori vuole ribadire sostanzialmente tre concetti:
1) la sospensione della partecipazione italiana al programma di realizzazione dell’aereo JSF/F-35;
2) l’opportunità di indirizzare la politica di difesa dell’Italia in una prospettiva europea;
3) la necessità di destinare le somme risparmiate ad investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la tutela dei posti di lavoro, la sicurezza dei lavoratori.
L’approfondita discussione che ha visto finora impegnato il gruppo del Partito Democratico in Senato, ha stabilito che gli attuali complessivi impegni assunti anche con i fondi già allocati, prevedono l’acquisto di 3 + 7 aerei F-35, con una fortissima riduzione rispetto ai 90 indicati dal precedente governo. In quella sede abbiamo evidenziato come la mozione approvata alla Camera nel passaggio in cui impegna il governo “[…] relativamente al programma F-35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244“, deve intendersi come sospensione temporanea del processo di acquisto degli F-35 limitatamente ai prossimi 6 mesi necessari ad approfondire:
1) quale sia la reale ed anzi la sola e indispensabile necessità per la nostra difesa aerea e navale in termini di dotazione minima e qualificata, sostenibile e permessa dall’attuale situazione economica Italiana;
2) quale sia la situazione occupazionale e la ricaduta economica e di bilancio che si verrebbe a creare con la riduzione al numero già acquisito di F-35 e/o ad altro contingente che si riterrà di valutare in riduzione rispetto ai 90 previsti e indicati;
3) quale sia l’eventuale ipotesi di modifica nelle scelte operative e strumentali e quali conseguenze produca, con opportuna valutazione anche di una scelta preminentemente europea.
Pertanto la soluzione del rinvio di ogni decisione da assumere dopo un procedimento d’inchiesta, cadenzato e su obiettivi, è allo stato dell’arte l’unica praticabile. Nella situazione data sarebbe già un ottimo risultato arrivare a una riduzione dell’acquisto, possibilmente rimanendo all’interno del numero già acquisito o prenotato pari a 10 caccia. Non è un compromesso né una mediazione. È quanto centinaia di migliaia di cittadini ci stanno chiedendo in queste ore attraverso le loro firme.