Politica

Caso Kazakistan, quando la polizia rapisce innocenti

È una storia sinistra da cui comincia bene un film, ma finisce male la legalità e rispettabilità di un Paese, nel nostro caso l’Italia. Una notte di fine maggio, ai nostri giorni, con questo governo, di cui si può pensar male ma non fino a questo punto, una bambina di sei anni e la madre, provenienti dal Kazakistan e domiciliate a Roma, sono state l’obiettivo di una grande operazione di cattura e rapimento.

Cinquanta uomini della polizia di Stato hanno circondato la casa, arrestato mamma e bambina, le hanno trattenute tre giorni. E appena si è presentato a Ciampino un aereo privato del Kazakistan, hanno forzato mamma e bambina a imbarcarsi, dunque consegnate da polizia a polizia con la negazione di ogni diritto e la mancanza di ogni dovuta formalità internazionale.

Tutto ciò è stato tenuto nascosto al ministro degli Esteri Emma Bonino, fingendo di ignorare le sue prerogative di ministro degli Esteri.

Hanno creato un problema gravissimo nel governo perché il responsabile della polizia è il ministro dell’Interno, Alfano che è anche il vicepresidente del Consiglio ed è anche l’’uomo più vicino a Silvio Berlusconi, caro amico del dispotico presidente del Kazakistan. Alfano non poteva non sapere che le due prede della polizia italiana sono la moglie e la figlia di Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako in fuga. Finora, salvo alcune voci fra cui quella del deputato Fiano (Pd) alla Commissione Affari Costituzionali, e la conferenza stampa di Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato, ci sono state poche notizie e molto silenzio.

E così adesso il presidente dittatore del ricco paese petrolifero, che ha gli amici giusti in Italia e che voleva ostaggi da giocare contro il suo principale avversario, li ha ottenuti e intende servirsene. 

Ma come può il Parlamento italiano, stravolto da ridicole manifestazioni per negare i reati di Berlusconi, non esigere la verità immediata su questa torbida storia? Chi spiegherà a nome e su ordine di chi si consegnano ostaggi, e soprattutto si arresta e si scambia una bambina? Non c’è un ambasciatore italiano, nella capitale del Kazakistan, che possa verificare e riferire? Non partirà d’urgenza una delegazione delle commissioni Esteri del Parlamento, per sapere subito dove sono e come vivono e quali rischi corrono le due prigioniere?

Per Letta il percorso è doveroso e chiaro: bloccare all’istante ogni rapporto con il Kazakistan. Pretendere subito nomi, passato e prevista carriera dei “bravi” che in Italia arrestano mamme e bambini.

 

il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2013