Gli indagati devono rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, falso, istigazione alla corruzione e minaccia
Amministrazione comunale in odor di ‘ndrangheta. Con questa accusa, i carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno arrestato 38 persone, tra cui il sindaco di Scalea, Pasquale Basile, e cinque assessori della sua giunta, al termine di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. L’attuale maggioranza della città calabrese era stata eletta nel 2010 con una lista civica. Colpito dalla misura dell’obbligo di firma alla pg il vicesindaco Maurizio Ciancio, l’ex comandante dei vigili urbani, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale e altri funzionari del Comune di Scalea. Secondo quanto emerso dalle indagini, iniziate nel 2010, l’amministrazione comunale avrebbe favorito il gruppo criminale Stummo-Valente, prima in lotta tra loro e poi fautori di un accordo per la spartizione degli interessi a Scalea.
Video – Un anno fa il sindaco accusava la Rete di calunnie
L’operazione è stata eseguita nelle province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno. Gli indagati devono rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, detenzione e porto di armi comuni da guerra, estorsione, rapina, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo, falso, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. Secondo gli investigatori, il gruppo criminale sarebbe riuscito a fare eleggere in consiglio comunale soggetti direttamente riconducibili a loro e a trarre notevoli benefici dall’amministrazione. Tra gli interessi conseguiti c’è l’appalto dei rifiuti. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati cospicui beni.
Nell’ambito dell’operazione, inoltre, sono stati sequestrati beni del valore di 60 milioni di euro riconducibili al gruppo criminale Stummo-Valente, ad alcuni amministratori locali coinvolti nell’inchiesta, a imprenditori e professionisti. Sono stati riscontrati anche significativi investimenti in Umbria e Basilicata. L’indagine, in particolare, ha consentito di delineare l’asse economico-imprenditoriale dell’organizzazione criminale costituito con conferimenti di sospetta provenienza nel settore commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; nel settore immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari pilotate; nel settore agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco; nel settore turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari, come L’Angelica, l’Aqua Mar e Itaca, realizzati su terreni di proprietà del Demanio dello Stato del comune di Scalea. Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (RM), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 autoveicoli, tra cui Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2,7 milioni di euro; 2 imbarcazioni; numerose polizze assicurative.