Via Nazionale aveva parlato di dietrofront rispetto alla legge Fornero, di "rischio di indebolire l'obiettivo di favorire i rapporti a tempo indeterminato". Ma al ministro del Lavoro non risulta. "Voi giornalisti non avete letto bene il testo degli economisti"
Bankitalia critica ma il ministro tira dritto: “I cambiamenti previsti nel decreto Lavoro non stravolgono l’impostazione della legge Fornero e non vanificano i suoi effetti positivi”. Enrico Giovannini, ospite alla Conferenza sulla disabilità organizzata a Bologna, non ci sta e difende la riforma del lavoro approvata recentemente dal Consiglio dei ministri. In particolare, dopo le osservazioni non proprio positive mosse dal Servizio studi di Bankitalia, secondo cui le misure per favorire l’occupazione proposte dal governo potrebbero avere scarsi effetti e rappresentare un passo indietro rispetto alla legge Fornero. “Provvedimento poco incisivo? Forse voi giornalisti non avete letto bene il testo degli economisti. Le loro opinioni sono condivisibili, perché sostengono che i cambiamenti che vengono fatti verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro non devono stravolgere l’impostazione complessiva della legge 92. E infatti nel nostro decreto c’è una serie di interventi che da un lato flessibilizzano e dall’altro, invece, irrigidiscono alcune flessibilità non buone. Ma che soprattutto aumentano l’incentivazione delle assunzioni a tempo indeterminato”.
Eppure martedì scorso, in Senato, gli esperti dell’Istituto di via Nazionale avevano parlato chiaro, elencando punto per punto tutte le criticità. Nella presentazione dall’economista Andrea Brandolini (leggi il testo integrale), si sottolineava come nel pacchetto licenziato dall’esecutivo Letta ci fosse il “rischio di indebolire l’obiettivo di favorire i rapporti a tempo indeterminato, perseguito dalla riforma del 2012”. Un pericolo dovuto anche alla cancellazione di alcuni vincoli che erano stati introdotti dalla riforma Fornero con lo scopo di incentivare forme d’impiego più tutelate e stabili. Insomma, il testo firmato da Letta e Giovanni porterebbe a un dietrofront rispetto al percorso intrapreso l’anno scorso, proprio quando cominciavano a vedersi i primi risultati positivi.
Nel dettaglio, sono 4 le novità contestate nella relazione dell’economista: la riduzione, da 90 a 20 giorni, del periodo di tempo minimo tra un contratto a termine e un altro; l’eliminazione del divieto di prorogare un contratto a tempo determinato senza specificare la causale; l’aumento delle opzioni che consentono di ricorrere a forme di lavoro intermittente; e l’introduzione della possibilità di riassumere con contratto di apprendistato anche un lavoratore con già una qualifica. Inoltre, sempre per Bankitalia, ci saranno difficoltà a recuperare le risorse per applicare gli incentivi: “L’entità contenuta e l’allocazione delle risorse finanziarie su più interventi ne limitano probabilmente l’efficacia nell’elevare i livelli occupazionali. Va poi tenuto presente che gli incentivi presentano problemi noti di inefficienza”. Da ultimo, fa notare Bankitalia, “modifiche normative sostanziali ad appena un anno da un’ampia riforma del mercato del lavoro confermano l’incertezza dei percorsi legislativi, un fattore di debolezza non trascurabile del nostro paese”