“Essere o non essere: il Partito democratico ha sempre scelto di non essere”. L’attacco arriva da Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, che sul suo blog se la prende con il governo delle larghe intese. “Per gli amici del giaguaro, quelli che dovevano smacchiarlo, le leggi che lo riguardano non si applicano e, se si è costretti a farlo, si cambiano”. Al centro delle critiche, l’atteggiamento del Pd sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi e la presentazione del decreto di legge a firma Zanda e Mucchetti in Senato, che modificando la norma del 1957 consentirebbe al leader Pdl 12 mesi di tempo per scegliere tra le sue aziende e il seggio di Palazzo Madama. “Ineleggibile o incompatibile? Salvare ancora Berlusconi o dopo vent’anni di inciuci dimostrare di essere qualcosa di più di un ectoplasma politico? Questo è il problema per il pdmenoelle”.
La risposta alle accuse arriva dal segretario Pd, Guglielmo Epifani: “Il Ddl e’ stato presentato un mese fa. Improvvisamente viene visto come qualcosa che aiuta Berlusconi. Non serve a questo scopo, ma ad avere in Italia una legge europea sul conflitto di interessi moderna al posto di una legge molto datata come quella in vigore, che ha 50 anni. La proposta del Pd non c’entra nulla con la politica di queste ore: è una proposta che riguarda i prossimi 40 anni di vita del paese”. E a proposito di presunti dissensi nel partito sull’iniziativa legislativa in Senato, Epifani ribatte: “ho visto solo una senatrice che dice di non sapere, il che è strano perché il testo è sostenuto dalle firme di metà gruppo parlamentare, e Civati, il quale ho spiegato che è una legge buona e positiva e non una legge pro Berlusconi”.
Una posizione che secondo Beppe Grillo resta una giustificazione per un’azione indifendibile. “Se sia più nobile d’animo”, scrive sul blog, “sopportare gli oltraggi dell’opinione pubblica, i sassi e i dardi della propria sepolta coscienza, o buttar fuori dal Parlamento un evasore ineleggibile. Tale dilemma non esiste. Tra Essere e non esserè il pdmenoelle ha sempre scelto, in nome di comuni interessi, di ‘Non essere’. Di fronte alla improvvisa perdita del suo azionista di riferimento per ineleggibilità, il pdmenoelle non ha avuto esitazioni: ha certificato la propria ‘non esistenza’ – si legge nel post – sulla quale pochi in realtà avevano dei dubbi”. Ricordando la presentazione del ddl Zanda-Mucchetti in Senato, il post recita: “Berlusconi avrà quindi un anno per scegliere fra le sue aziende o la politica. Nel frattempo potrà rimanere tranquillamente in Parlamento invece di esserne cacciato. Senatore tra i senatori. Il provvedimento di urgenza che, se approvato, sarà già esecutivo il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, è stato reso necessario, improrogabile, dalla richiesta del MoVimento 5 Stelle di dichiarare ineleggibile Berlusconi a norma di legge. Una legge mai fatta applicare dai governi del pdmenoelle dall’ingresso in Parlamento di Berlusconi nei primi anni ’90, chissà perché”.
Beppe Grillo chiude elencando i nomi di chi nel Partito democratico ha firmato il disegno di legge: “Il testo di incompatibilità è sottoscritto, oltre che da Mucchetti e Zanda, da un battaglione di 23 salvaberluschini, senatori nominati del pdmenoelle: Fedeli, Martini, Chiti, Gotor, Mirabelli, Migliavacca, Tomaselli, Tonini, Tocci, Guerrieri, Del Barba, Collina, Di Giorgi, Corsini, Zanoni, Lo Moro, Tronti, Pizzetti, Mauro Marino, Dirindin, Fattorini, Pagliari, Rita Ghedini. Per gli amici del giaguaro, quelli che dovevano smacchiarlo, le leggi che lo riguardano non si applicano e, se si è costretti a farlo, si cambiano”.