Un bambino androgino immerso nell’acqua di un lago che guarda con occhi sgranati le altre figure che lo incrociano. Se dal manifesto disegnato da Mara Cerri si può scorgere lo spirito dell’edizione numero 43 del Festival di Santarcangelo, dall’12 al 21 luglio, l’idea che lo anima è quella di un’osservazione stupita intenta a scoprire l’inaspettato che gli galleggia intorno.
Più di 30 compagnie teatrali provenienti da tutta Europa, concerti, danza e coreografia: è Santarcangelo 2013, il festival di teatro di ricerca più longevo d’Italia con un programma che affronta tagli e crisi appoggiandosi ai finanziamenti rimasti (Regione ed Hera), ma soprattutto con l’inventiva di una direzione capace di aprire nuovi ed intelligenti scenari e ponendo attraverso l’arte questioni essenziali alla società.
“Forse è arrivato il tempo di ripensare agli elementi essenziali e necessari del teatro, di chiedersi tante volte “perché?” – spiegano gli organizzatori del festival – “di ricercare un teatro capace di mostrare la regola e la sregolatezza, che sappia dialogare con l’invisibile e il mistero, che sappia fuggire il già detto, il già visto, inventandosi strade nuove, “crudeltà” nuove; un teatro che sappia cogliere e guardare ed evocare il futuro che gli passa accanto”.
Un festival che sposa la linea giovane da un paio d’anni. Il direttore artistico Silvia Bottiroli e il suo condirettore Rodolfo Sacchettini fanno meno di 70 anni in due. A loro si è associato Matthieu Goeury del Vooruit Art Center di Gent in Belgio, per dare una dimensione ancor più europea alla programmazione.
“Nonostante la situazione politica — ha rilevato durante la presentazione il presidente di Santarcangelo dei Teatri Roberto Naccari — nella scorsa edizione abbiamo rafforzato il lavoro annuale e restituito il teatro alla piazza”.
E se al centro dello spazio scenico torna ad essere la piazza di Santarcangelo, il cuore pulsante della città ecco che si inizia con l’arrivo di un progetto di teatro “camminato” da Castiglioncello a Santarcangelo, un accampamento in periferia a cura di Leonardo Delogu e del gruppo Strasse. Sempre nella piazza centrale per riflettere di socialità urbana, se ne sfiorano i margini con la proiezione del film “Il campo” del collettivo bolognese ZimmerFrei su Mutonia, l’accampamento dei Mutoid, gli artisti che si installarono sul fiume Marecchia parecchi festival e la cui permanenza ora è a rischio.
Ancora: un assaggio del nuovo spettacolo di un’icona storica del teatro di ricerca come Danio Manfredini; la non-scuola delle Albe; Cristina Rizzo, che rievocherà i cento anni del Sacre du printemps di Stravinskij; gli Mk; Virgilio Sieni; François Chaignaud; Agoraphobia dell’olandese van der Berg; gli spettacoli del lettone Silis e di Kate McIntosh.
“Si fa un festival per costruire e difendere una visione di teatro e di mondo, e la visione di Santarcangelo 2013 è fatta di singolarità irriducibili, di eccezioni, di identità diverse e inconciliabili”, chiosa Silvia Bottiroli, “Presenze che insieme formano non una costellazione – non c’è disegno che possa unirle tutte – ma un intero cielo stellato, solcato da infinite traiettorie, fatto di densità e di rarefazioni, e anche di un’oscurità che travolge”.