Tyson Gay e Asafa Powell sono incappati nelle maglie dell’antidoping, con un doppio scandalo che ha scosso il mondo dell’atletica. L’americano, collegato in conference call telefonica da Amsterdam, dove si stava preparando proprio in vista dei Mondiali, ha annunciato in lacrime di essere risultato positivo a un controllo antidoping a cui era stato sottoposto a maggio, e quindi di aver deciso di rinunciare a Mosca 2013. ”Non posso parlare di sabotaggio – ha detto lo sprinter americano – fondamentalmente mi sono fidato di qualcuno e questa fiducia è stata tradita”.
E ha aggiunto: “Ho fatto un errore e ora non sarò in pista al meeting di Monaco e poi ai Mondiali”. Gay non attenderà quindi nemmeno il risultato delle controanalisi, e si è già chiamato fuori. Ma qual è la sostanza, gli è stato chiesto, per la quale è risultato positivo? ”In questo momento non sono autorizzato a parlare di queste cose – ha risposto – so esattamente cosa è successo, ma non posso parlarne. Spero di poter tornare un giorno a gareggiare, ma qualsiasi punizione mi diano la accetterò: in casi come questi bisogna dimostrarsi uomini. Ma è chiaro che per me questo è un momento molto duro: io sono sempre stato un atleta pulito”.
L’agenzia antidoping statunitense (Usada), che aveva comunicato due giorni fa la positività allo sprinter iridato nel 2007 a Osaka (e primatista mondiale stagionale con 9”75), con una nota ha fatto sapere di apprezzare ”l’atteggiamento costruttivo di Gay, e il fatto di avere rinunciato spontaneamente ai Mondiali. Comunque fino al risultato delle controanalisi e poi del momento del processo nessuno deve essere giudicato colpevole”. Sarà, ma intanto i positivi in Giamaica, tutti controllati in occasione dei campionati nazionali, sono cinque, fra i quali, per ammissione del manager Paul Doyle, l’ex primatista mondiale dei 100 metri Asafa Powell, inserito nella ‘lista nera’ a causa di uno stimolante.
La Bbc ha fatto il nome anche della ‘pantera’ Sheron Simpson, medaglia d’oro ad Atene e argento a Londra nella staffetta 4X100 e argento a Pechino nella gara individuale, mentre altri organi d’informazione hanno inserito nella lista anche il nome dell’altro sprinter Nesta Carter. Se si considera che di recente era stata fermata, per motivi analoghi, la bicampionessa olimpica Veronica Campbell-Brown, ne viene fuori che la Giamaica non è più l’isola felice dell’atletica.