Vittoria per 2-1 per la Nazionale italiana nella seconda partita agli Europei femminili di calcio: dopo il pareggio con la Finlandia, è arrivato il successo contro la Danimarca. Un risultato che non ha fatto scendere i tifosi italiani per le strade per festeggiare, come in genere accade con l’Italia del calcio. La nazionale femminile, infatti, non gode di grande seguito mediatico. Snobbata dai principali quotidiani, quest’anno non viene seguita nemmeno dalla Rai, che non ha acquistato i diritti delle partite. Per vedere giocare le azzurre bisogna munirsi di decoder satellitare e andare su Eurosport.

Eppure, nel resto d’Europa, il calcio femminile è in ascesa. Lo stadio di Halmstad, nel sud della Svezia, che riesce ad ospitare fino a 30mila spettatori, mercoledì sera era pieno per la partita inaugurale tra Svezia e Danimarca. La Bbc segue la nazionale femminile inglese con collegamenti e molti quotidiani, tra cui il Guardian, scrivono dell’evento.

Patrizia Panico, capitana della nazionale femminile e giocatrice della Torres

“Anche in Germania c’è un grande seguito per questi Europei – dice Patrizia Panico, capitana della nazionale allenata dall’ex giocatore Antonio Cabrini e attaccante della Torres, quinto club in Europa per importanza – Da noi invece no. E’ un problema di mentalità. In Italia le donne non riescono ancora ad avere i riconoscimenti che si meritano. Nel calcio poi, che è lo sport maschilista per eccellenza, raggiungiamo l’apoteosi. Basta pensare che la nazionale femminile è relegata nella categoria dilettanti”.

Nemmeno a livello di compensi si possono fare paragoni con i giocatori uomini, notoriamente strapagati: le giocatrici professioniste ricevono dai club un rimborso spese che non supera i 27.500 euro l’anno. “Molte prendono anche meno e così sono costrette a lavorare – spiega Panico – In genere si cerca comunque di studiare o lavorare oltreché giocare a pallone perché una volta finita la “carriera” sportiva non si riesce a trovare spazio nel mondo del calcio, visto che i ruoli tecnici e dirigenziali sono coperti esclusivamente da uomini”.

Le calciatrici italiane sono circa 20mila, considerando le diverse serie, e le nazionali femminili Under 17 e Under 19 sono particolarmente forti. “Probabilmente potremmo essere molte di più se non ci fosse l’idea diffusa del calcio come sport maschile – continua l’attaccante – Si preferisce che le bambine facciano attività come la danza oppure la pallavolo. Io sono stata fortunata perché i miei genitori hanno sempre assecondato la mia passione che è cominciata da piccolissima, ma so di essere un caso raro. C’è un tale pregiudizio nei confronti delle donne che giocano a calcio che non ci sono nemmeno i vestiti e le scarpe delle nostre misure. Alcune mie compagne di squadra, che hanno il 37 di piede, devono comperare i modelli per bambini. Sono però convinta che la situazione cambierà, che anche noi troveremo lo spazio che ci spetta, perché non siamo da meno degli uomini né per tecnica né per passione. Anzi, siamo così appassionate che in campo ci stiamo anche tre ore senza fiatare. Mentre loro, appena gli si chiede di correre un po’ di più, si lamentano subito”.

La prossima sfida che le azzurre dovranno affrontare è in programma il 16 luglio contro la Svezia. “Ce la metteremo tutta” assicura Panico. Per lei questo potrebbe essere una delle ultime avventure con la nazionale. “Ho 38 anni e pur amando questo sport non so se continuerò a giocare. In ogni caso mi piacerebbe restare nel mondo del calcio, che è la mia vita. Vorrei poter trasmettere la mia esperienza alle più giovani, magari come allenatrice”.

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