Poi, a causa della cosiddetta pacificazione nazionale (le parole sono importanti) le priorità sono cambiate. Del pacchetto “larghe intese” fanno parte anche i cacciabombardieri e quindi il governissimo intende confermare l’acquisto. Tra i Democratici, però, qualche voce contraria si leva. Alcuni deputati del Pd hanno firmato la mozione di Sel (sottoscritta anche da M5s) che chiede il ritiro dell’Italia dal programma. Ma sono pochissimi.
Per esempio il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia, fedelissimo di Letta jr, ha scritto su Twitter: “In sostanza non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane #F35”. Salvo, dopo essere stato subissato di sfottò, dare la colpa di aver confuso elicotteri da pace con aerei da guerra a uno stagista (mossa elegante). Comunque Boccia si dice favorevole: perché gli F-35 “creano posti di lavoro e danno valore all’eccellenza tecnologica”. Da segnalare anche il ministro della Difesa, il montiano Mario Mauro, innamorato di un calembour che è un terribile ossimoro: “Per amare la pace, armare la pace”.
Al di là della questione “guerra e pace”, resta il fatto che mancano i posti letto negli ospedali e tante scuole italiane sono pericolose e fatiscenti (sono solo alcuni esempi). Le petizioni, le manifestazioni con cui i cittadini si fanno sentire non vengono considerate. E nemmeno viene rispettata la loro volontà elettorale, se dopo il voto vengono ribaltati programmi e alleanze: una vera “democrazia matura”. Sembra una partita a Risiko, ma queste armi non sono carriarmati di plastica. E in gioco c’è la qualità della nostra vita, in ogni senso.
Il Fatto Quotidiano, 14 Luglio 2013
@SilviaTruzzi1