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Miriam Mafai, una via di Roma per la gigantessa del giornalismo

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Il compito dei giornalisti è quello di ricordare, non di essere ricordati. Lo diceva Simone de Beauvoir. Però, ci sono alcune eccezioni che hanno saputo fare della carta stampata un mezzo per rendere il loro Paese migliore, più aperto, più consapevole, e che meritano di essere celebrate per la loro passione. Una di queste eccezioni è Miriam Mafai, giornalista e scrittrice scomparsa di recente, autentica gigantessa del giornalismo italiano. Mafai fu un’interprete sensibile e attenta del secolo scorso, impegnata in politica e nella lotta per cause femministe che, cinquant’anni fa, sembravano utopie. Una donna in prima linea, sempre.

Per questo, l’associazione Toponomastica Femminile ha indetto una petizione online perché le venga dedicata una via nella sua città d’adozione, Roma. L’associazione ha presentato al sindaco Ignazio Marino la richiesta di intitolarle un ramo di via 8 Marzo, data della festa della donna. Il tratto di viale proposto parte proprio dal portone della casa dove Mafai ha vissuto per tantissimo tempo. Niente di più indicato, insomma, per ricordarla nel modo più adatto, con sobrietà e gratitudine.

Miriam Mafai ha vissuto il fascismo sulla sua pelle di giovane di origine ebraica, e l’ha combattuto con fierezza; è stata corrispondente da Parigi, è stata presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, editorialista de La Repubblica, che contribuì a fondare. Una vita vissuta così pienamente da essere quasi due, come la titola la sua autobiografia rimasta incompiuta. Fino alla fine, Mafai ha fatto sentire la sua voce appassionata su temi caldissimi come l’aborto, la condizione femminile, la laicità. Una donna che ha fatto tanto per le donne, che ha parlato per loro. Una donna che vale la pena di ricordare sempre, un esempio non solo per il mondo femminile, o per quello del giornalismo, ma per chiunque voglia aspirare ad essere un cittadino del proprio tempo. Sarebbe bello, quindi, che un domani una nuova generazione possa vivere in via Mafai.

Qui il link alla petizione online di Change.org

 

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