Comune, università e Istituto di storia contemporanea locale sostengono il riconoscimento per giovani studiosi che si sono distinti nell'ambito della "storia del giornalismo e della comunicazione pubblica". L'assessore alla cultura: "Nessun tentativo revisionista, semplicemente è stato creato dopo una donazione della famiglia. E' la prima e ultima edizione a cui collaboriamo"
La giunta Pd di Ferrara istituisce un premio intitolato a chi difese le leggi razziali. È il riconoscimento “Nello Quilici”, definito dalla delibera istitutiva firmata da Comune, Università e Istituto di storia contemporanea di Ferrara “rilevante figura di intellettuale e giornalista, direttore a Ferrara del Corriere Padano”.
Il premio è nato un anno fa dalla collaborazione degli enti firmatari del bando e la biblioteca Ariostea, alla quale la famiglia Quilici di Roma ha donato una significativa raccolta libraria tratta dalla biblioteca privata di Nello Quilici. Il riconoscimento è “riservato a studi, originali e inediti (tesi di laurea, saggi) che apportino un significativo contributo a temi connessi alla storia del giornalismo e della comunicazione pubblica, con particolare riferimento alle problematiche relative alle questioni storiche del patrimonio storico-bibliografico della raccolta”. La prima premiazione è avvenuta in pompa magna lo scorso 18 giugno, con il rappresentante dell’ateneo estense che si augurava una maggiore diffusione del bando per dare “ulteriore lustro sia alla personalità di Nello Quilici che all’attività dell’ateneo ferrarese”.
Gli applausi istituzionali hanno fatto passare sotto traccia alcuni particolari della vita di Quilici (padre del documentarista Folco). Come l’intervento “La difesa della razza” uscito nel settembre 1938 su “Nuova Antologia”. Un testo in cui si attacca “l’elemento ebraico” capace di “infiltrarsi”, “divorato da rancori spietati e implacabili”, “fiacco molle e pavido”. Un articolo che non dà proprio lustro a questa “rilevante figura di intellettuale”. O quantomeno non merita di essere esempio a quelli studenti che partecipano al bando sui temi della storia del giornalismo e della comunicazione pubblica.
Nonostante il messaggio sia passato inosservato ai più, il professor Ranieri Varese, importante docente del Dipartimento di Scienze Storiche dell’Università di Ferrara, scrisse al sindaco Pd Tiziano Tagliani a al rettore Pasquale Nappi “per dichiarare, da cittadino, tutto il mio sconcerto e amarezza per una riproposizione che non poteva e non può, in questi termini, essere assunta”.
Varese ricorda il Nello Quilici “fascista e difensore delle leggi razziali emanate dal regime”, un “‘galantuomo’, come ha voluto definirlo il prof. Alessandro Roveri che ne ha giustificato le azioni con il timore di essere cacciato dalla direzione del giornale ferrarese, non avrebbe mai scritto l’esaltazione della Germania nazista e antisemita negli Annali della nostra Università (1937), La difesa della razza nella “Nuova Antologia” del settembre 1938 o consentito ai virulenti articoli razzisti apparsi nel ‘Corriere Padano’ da lui diretto. La sua morte tragica, per la quale vale, come per tutti, umana pietà, non ci può esimere dal giudizio”. Il docente prosegue facendo presente che “la nostra città ha pesantemente subito le conseguenze della persecuzione e della discriminazione, così come la nostra umanità è ancora piegata sotto il peso dei sei milioni di vittime della Shoah. Non è possibile né lecito dimenticare”.
Così scriveva Varese ormai un mese fa a Tagliani e Nappi. Ma trenta giorni non sono stati sufficienti per ottenere una risposta. E così il professore di Scienze Storiche si è visto costretto a girare quella missiva ai giornali. “Trovo sconcertante e certamente poco opportuno – dice oggi – che l’amministrazione comunale, e le istituzioni che hanno collaborato, proponga come modello ai nostri giovani studiosi una figura che sicuramente non può essere di esempio. Mi aspetto una dichiarazione pubblica, così come pubblico è stato il sostegno, che annunci la chiusura del premio e, contemporaneamente, denunci un atto che certamente non corrisponde a quelli che sono i sentimenti della maggioranza dei ferraresi”.
Varese si illudeva nuovamente. Nessuna risposta o presa di posizione pubblica. La replica dell’Università avverrà tramite lettera indirizzata allo stesso professore, a nome dei quattro soggetti promotori, che sta predisponendo la direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea, Anna Maria Quarzi. Al telefono il rettore cerca di gettare acqua sul fuoco, chiedendo di non alimentare polemiche “anche perché con il conferimento del Riconoscimento Quilici ci sono di mezzo dei giovani, e questo sminuirebbe il loro operato”. Per Tagliani invece parla il suo vice e assessore alla Cultura Massimo Maisto. “Anna Maria Quarzi – queste le sue tardive prese d’atto – sta raccogliendo elementi per fornire una risposta ufficiale a Varese, motivando le ragioni che hanno portato a istituire il premio, credo in base a un accordo del 2000 legato a una donazione. Posso dire che il giudizio di Ranieri Varese è assolutamente condiviso e che non c’è nessuno tentativo revisionista o di attenuare le colpe storiche di Nello Quilici. Poi, per quanto mi riguarda personalmente e come assessore alla Cultura, questa è la prima e ultima edizione a cui collaboreremo”.