Il presidente Napolitano aveva sollecitato un'accelerazione, ma la V commissione non è arrivata a una decisione univoca e ha rimandato la palla al Plenum. Il procuratore di Salerno, già capo della Dda di Napoli, è sostenuto da Magistratura democratica. Il procuratore di Bologna dal Pdl e da Magistratura indipendente
Il Csm si spacca sulla nomina del nuovo Procuratore nazionale antimafia, la carica lasciata da Piero Grasso prima di presentarsi alle elezioni politiche e diventare presidente del Senato. La V Commissione per gli incarichi direttivi ha indicato quattro candidati, rimettendo di fatto la scelta al Plenum del Consiglio, dopo che a sollecitare la nomina era intervenuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che del Csm è presidente.
Due i candidati che hanno ottenuto più voti: il procuratore di Salerno, Franco Roberti, già capo della Direzione distrettuale antimafia di mafia di Napoli e protagonista di numerose inchieste sulla camorra, e il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso, già vice di Grasso alla “superprocura” che coordina le indagini antimafia svolte sul territorio nazionale. Roberti ha ricevuto il sostegno dei togati di Area (il raggruppemento progressista di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia), Paolo Carfì e Franco Cassano. Alfonso è stato appoggiato da Antonello Racanelli (Magistratura indipendente) e Filiberto Palumbo (laico del Pdl).
Hanno invece ottenuto un voto ciascuno il procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy, e il procuratore di Messina, Guido Lo Forte. De Ficchy è stato proposto dal laico del Pd, Guido Calvi, mentre Lo Forte dal togato di Unicost, Riccardo Fuzio. Non appena i proponenti prepareranno le motivazioni, la delibera sarà trasmessa al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che deve esprimere il suo parere sui quattro candidati. Solo alla fine di questo iter sarà il Plenum del Csm a compiere la scelta finale. Il posto di procuratore nazionale Antimafia è scoperto dal 6 gennaio scorso.
Anche la nomina di Grasso, nel 2005, fu assai costrastata. L’altro candidato forte era Gian Carlo Caselli, ma il centrodestra si diede da fare in Parlamento per sbarrare la strada al magistrato che guidava la Procura di Palermo ai tempi dell’inchiesta su Giulio Andreotti. Ci riuscì con un provvdimento che giocava sui limiti di età, successivamente dichiarato incostituzionale. Ma ormai Caselli era stato tenuto fuori dalla selezione il Csm aveva nominato Piero Grasso alla guida della Procura nazionale antimafia.