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Tasse locali aumentate del 500% dal 1992 per far fronte a raddoppio spesa pubblica

Negli ultimi venti anni le imposte riconducibili a regioni e comuni sono salite da 18 a 108 miliardi di euro. Per l’organizzazione dei commercianti è stato quindi "del tutto disatteso uno degli obiettivi principali del federalismo fiscale, quello di mantenere inalterata la pressione fiscale"
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Tasse locali alle stelle per far fronte alla spesa pubbilca raddoppiata. “Negli ultimi venti anni le imposte riconducibili a regioni e comuni sono aumentate da 18 a 108 miliardi di euro, con un eccezionale incremento di oltre il 500%“, afferma uno studio della Confcommercio in collaborazione con il Cer che analizza le dinamiche legate al federalismo fiscale a partire dal 1992, sottolineando che “la spesa corrente delle amministrazioni centrali (Stato e altri enti) è cresciuta intanto del 53%”.

La spesa di regioni, province e comuni – in particolare – è salita del 126% e quella degli enti previdenziali del 127%. “Per fronteggiare questa dinamica – sottolinea il dossier – si è assistito ad una esplosione del gettito derivante dalle imposte (dirette e indirette) a livello locale con un aumento del 500% a cui si è associato il sostanziale raddoppio a livello centrale. Inoltre, nell’ultimo decennio, risulta quasi triplicata l’incidenza delle addizionali regionali e comunali sull’Irpef; rilevante, infine, la differenziazione delle singole regioni in base all’incidenza dalla tassazione locale: l’aliquota Irap per un’impresa della Campania è quasi il doppio di quella che deve pagare un’impresa di Bolzano”.

Per l’organizzazione dei commercianti dunque “uno degli obiettivi principali del federalismo fiscale, quello, cioè, di mantenere inalterata la pressione fiscale a carico dei contribuenti, è stato del tutto disatteso rendendo, pertanto, sempre più necessario un maggiore coordinamento fra le politiche tributarie attuate ai diversi livelli di governo”.

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