Cultura

Roma Fringe Festival 2013, vince “Io, mai niente con nessuno avevo fatto”

Dal 15 giugno al 14 luglio, la Capitale ha ospitato 72 compagnie off italiane e tre internazionali provenienti da Usa, Gran Bretagna. A trionfare è stata la catanese "Vuccirìa" con un dramma a tre voci, ambientato nell’universo popolare della Sicilia di fine anni '80 scritto e diretto da Joele Anastasi, alla sua opera prima opera. Al centro omosessualità, violenza e malattia

Da Edimburgo a New York, da Stoccolma a Orlando. Sono oltre 400 i Fringe festival che ogni anno si svolgono nel mondo. Grazie a loro il teatro off, quello delle produzioni indipendenti che vanno avanti unicamente con le proprie risorse, si ritaglia uno spazio per proporre rappresentazioni che altrimenti non troverebbero spazio nei circuiti convenzionali. Per il secondo anno consecutivo il Fringe si è svolto anche in Italia, nei giardini di Villa Mercede, nel cuore di Roma.

Dal 15 giugno al 14 luglio, il Roma Fringe festival ha ospitato 72 compagnie off italiane e tre compagnie internazionali provenienti da Usa, Gran Bretagna e Svezia. Dopo 30 giorni di programmazione, 230 repliche e circa 35.000 spettatori, domenica 14 luglio è stato premiato lo spettacolo vincitore di questa edizione. A trionfare è stata la compagnia teatrale catanese “Vuccirìa” conIo, mai niente con nessuno avevo fatto, scritto e diretto da Joele Anastasi, alla sua opera prima. Un dramma a tre voci, ambientato nell’universo popolare della Sicilia di fine anni ’80 interpretato dallo stesso Anastasi, da Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano. Uno spettacolo che parla di omosessualità, violenza e malattia, cercando di rompere i silenzi e i luoghi comuni che ancora attraversano queste tematiche. 

È la storia di Giovanni, un ragazzo ingenuo e spontaneo che vive con naturalezza la propria omosessualità, intrappolato però in un contesto sociale in cui prevalgono brutalità e istinto. Al suo fianco la cugina Rosaria, che gli fa da sorella, madre e, a volte, anche da figlia. Infine c’è Giuseppe, un insegnante di danza di cui Giovanni si innamora e che diventa il suo primo e unico amante. Ma proprio Giuseppe, agli occhi dell’opinione pubblica uomo virile e donnaiolo, sarà la persona che gli trasmetterà una terribile malattia, cedendo poi a una disperazione insanabile. Giovanni, invece, sarà l’unico a reggere questo peso e a non perdere la gioia di esistere.

Proprio per la sensibilizzazione e l’informazione sulle tematiche affrontate, Aids, diversità e tolleranza, oltre a numerosi riconoscimenti, lo spettacolo ha ricevuto anche il patrocinio della Lila (Lega Italiana per la Lotta Contro l’Aids) e dell’Arcigay. Grazie alla vittoria dell’edizione romana, “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” verrà proposto anche al Fringe festival di New York del 2014. L’ennesimo passo avanti per le compagnie di teatro off italiane. “Quest’anno da 54 le compagnie sono passate a 72, con una settimana in più di programmazione – racconta Davide Ambrogi, direttore artistico del Roma Fringe festival, che fa un bilancio di questa edizione – La richiesta di partecipazione è stata veramente notevole. Ciò ha comportato un grosso lavoro di selezione, che ha riguardato soprattutto la qualità delle proposte. Per il resto abbiamo cercato di presentare tutti i generi: dal teatro classico all’improvvisazione, dal teatro sociale al teatro canzone.

Il Roma Fringe Festival ha portato in scena rappresentazioni in grado di parlare a tutti, senza perdere d’occhio la qualità”.Già l’anno scorso c’erano stati ottimi segnali per il teatro off italiano: oltre alla prima edizione romana del Fringe, quello di Edimburgo, uno dei più prestigiosi, era stato vinto da La merda”, monologo di Cristian Ceresoli interpretato da Silvia Gallerano.“Proprio sulla scia dei Fringe di New York e di Edimburgo, a cui ho partecipato rispettivamente come attore e spettatore – continua Ambrogi – l’anno scorso ho provato a portarlo per la prima volta a Roma, adattandolo al contesto culturale in cui viviamo. Oggi nel mondo ci sono circa 400 Fringe e ognuno ha caratteristiche diverse, per modalità, durata e qualità. I punti in comune sono l’autoproduzione e l’indipendenza. Quello che manca in Italia è la possibilità di far accedere tutte le compagnie senza una selezione, come accade già ad Edimburgo e a Orlando in Florida, dove può capitare anche di trovare la compagnia amatoriale. Nel nostro Paese non c’è ancora la volontà di considerare la totalità del pensiero artistico. Però con il tempo speriamo di arrivarci”.