«Non mi interessa che sulla mia pietra tombale ci sia il mio nome. Mi interessa che ci sia scritto “un uomo vissuto per lo spettacolo”». Così si raccontava Giampiero Calderoni, professione cacciatore, o meglio angolista di vip, davanti alla telecamera del regista bolognese Riccardo Paccosi, che ne aveva raccolto la testimonianza di esistenza atipica. Il Professore, così era conosciuto, se n’è andato in silenzio ieri, martedì 16 luglio: lo hanno trovato due amici, preoccupati dal suo silenzio e soprattutto dalla sua assenza ad eventi ai quali non sarebbe mancato per nulla al mondo.
E’ toccato ai vigili del fuoco sfondare la porta di casa e constatarne il decesso. E da questa mattina sui social network è un tamtam di aneddoti e ricordi, a ricostruire episodio dopo episodio la memoria di una delle figure più caratteristiche di Bologna. Nato a Imola, una laurea in Economia e Commercio, aveva provato ad insegnare per otto anni fino a quando si era reso conto che quella professione non era compatibile con l’aspirazione più reale della sua vita, ossia seguire cantanti, attori, starlette e tutto il variegato campinario della very important people.
Esserci, sempre, ad ogni loro apparizione, fuori e sopra al palco, far avvertire la sua presenza, ingombrante quanto la sua stazza di buonissima forchetta. Toccare con mano la loro esistenza di corpi sospesi tra il materiale e l’immateriale, entrare, almeno per un momento, nel sogno. Così immancabilmente lo si vedeva spuntare ad ogni anteprima cinematografica e concerto, appostato davanti all’Hotel Baglioni o al ristorante Diana a caccia di una foto ricordo o di uno scambio veloce di battute con il personaggio di turno: Dalla, Morandi, Pupi Avati, De Gregori, Philippe Daverio, Donatella Rettore, Ligabue, Ron: nel suo archivio di cacciatore il Professore contava una lista interminabile di abboccamenti. Barba lunga, immancabile bretella e camicia con qualche bottone tirato all’inverosimile erano la sua divisa d’ordinanza, assieme al sorriso schietto e alle battute spinte. Anche se le donne, diceva, non le aveva mai volute, che sarebbero stata una rovina per la sua “attività”. Nella sua vita di vippologo gli era riuscito almeno qualche colpo grosso: era stato il primo, ad esempio, a parlare del concerto di Ligabue al Campovolo. Ci sono persone che disegnano i contorni di una città quanto i suoi monumenti, vie e strade. Per questo, senza il Professore, Bologna oggi ha un angolo di vuoto in più.