Esperti dell’Istituto Superiore di Sanità coordinati da Andrea Savarino, insieme a colleghi della Duke University nel North Carolina, hanno prodotto la remissione della malattia in macachi, curandoli con un mix di farmaci contenente oltre agli antiretrovirali altre due sostanze. I ricercatori stanno ora programmando l’inizio di un trial clinico nei primi mesi del 2014
Una cura definitiva all’Aids, in cui il paziente non debba più assumere i farmaci antiretrovirali senza che il virus torni ad attaccare il suo sistema immunitario: è il Santo Graal dei virologi che studiano l’Aids e sembra una meta un po’ più vicina grazie a uno studio condotto tra Italia e Usa e pubblicato sulla rivista Retrovirology.
Esperti dell’Istituto Superiore di Sanità coordinati da Andrea Savarino, insieme a colleghi della Duke University nel North Carolina, hanno prodotto la remissione della malattia in macachi, curandoli con un mix di farmaci contenente oltre agli antiretrovirali, altre due sostanze. L’auranofina che è un componente dell’oro utilizzato contro l’artrite e che è già in uso in altri studi simili contro l’Aids; la butionina sulfossimina (Bso), che causa stress ossidativo (praticamente lo stesso effetto dei radicali liberi). “Entrambi vanno ad intaccare i santuari del virus, che sono i linfociti della memoria centrale e i macrofagi”, spiega Savarino intervistato dall’Ansa. Così facendo potrebbero eliminare il virus in via definitiva.
L’Hiv è un virus subdolo che si annida nell’organismo e crea una riserva virale pronta a uscire dal nascondiglio e a esacerbare il quadro clinico del paziente non appena questo sospende le terapie antiretrovirali che tengono a bada il virus. Per questo finora non è stato possibile trovare una cura definitiva all’Aids e i malati sono costretti ad assumere farmaci per tutta la vita. Sono rarissimi i casi di remissione completa del male; di recente due pazienti sono stati guariti con il trapianto di midollo, ma il risultato clinico è ancora da valutare. Adesso si punta ad attaccare la riserva virale (i cosiddetti santuari) portando il virus allo scoperto o in altri termini snidandolo per poi annientarlo definitivamente.
E’ quel che cerca di fare anche il gruppo di Savarino insieme a Iart Luca Shytaj, primo autore dell’articolo. “Il risultato è notevole – spiega Savarino: il miglioramento visto nei macachi è significativo; il cocktail di farmaci usato porta a un livello di abbattimento della carica virale paragonabile a quello dei pazienti che vanno in remissione spontanea, i cosiddetti elite controller”. Insomma pare proprio che il cocktail di farmaci riesca ad annientare le riserve virali nell’organismo, che poi si dota di nuovi linfociti sani e funzionanti.
I ricercatori stanno ora programmando l’inizio di un trial clinico nei primi mesi del 2014. L’annuncio verrà dato nel corso della conferenza su ‘Hiv persistence during therapy’ che si terrà a Miami il prossimo dicembre alla presenza dei maggiori esperti nel campo. “Stiamo preparando i protocolli sperimentali per la sperimentazione”, conclude Savarino, al momento è difficile fare una stima della tempistica.