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Gran Bretagna, il parlamento approva la legge per i matrimoni gay

E' arrivato il sì definitivo per il Same Sex marriage Bill. Il Regno Unito diventa così il decimo paese in Europa e il quindicesimo al mondo a garantire l'unione tra persone dello stesso sesso

Notte di festeggiamenti a Soho e negli altri luoghi gay della capitale britannica, perché ieri sera, subito dopo l’ora di cena, anche la Camera dei Comuni ha approvato in via definitiva il Same-sex marriage Bill, la legge sui matrimoni fra persone dello stesso sesso. Il giorno prima era stata la volta della Camera dei Lord, la camera alta del parlamento, e già allora gli attivisti Lgbt avevano festeggiato per ore. I primi matrimoni gay britannici – anzi, inglesi e gallesi, visto che per ora la riforma è valida in Inghilterra e Galles e non in Scozia e Irlanda del Nord – arriveranno entro la prossima estate. Poche ore dopo è arrivato anche il royal assent, il sigillo della regina Elisabetta, anche se praticamente mai nella storia del Regno Unito un re o una regina si sono rifiutati di firmare una legge voluta dal parlamento. “Ci provò Carlo I, ma fu appunto decapitato dal popolo in rivolta nel 1649”, ricorda al fattoquotidiano.it Tris Reid-Smith, famoso attivista gay inglese e direttore della rivista Gay Star News. “Ho sempre avuto fiducia che il matrimonio fra persone dello stesso sesso sarebbe diventato legge, ma sono ancora sorpreso per la forza del supporto pubblico nella direzione di questo cambiamento. Questo darà speranza ai giovani gay e lesbiche e dignità alle nostre relazioni. E mostrerà che questo Paese è un faro per eguaglianza e giustizia in tutto il mondo. Oggi abbiamo un debito con chi ha lottato, a lungo, per questa vittoria”, aggiunge.

Ogni schieramento politico ha supportato la legge. Liberaldemocratici in coalizione e laburisti all’opposizione hanno, alla fine, praticamente votato in massa a favore, dissapori invece e una spaccatura nell’ala più a destra dei Tory, il partito del premier David Cameron, che ha fortemente voluto la legge. Subito dopo la decisione, davanti ai Comuni, così come la sera prima davanti ai Lord, il vice primo ministro, il liberaldemocratico Nick Clegg, ha festeggiato con gli attivisti, portando sulla giacca un garofano rosa, simbolo di questa ultima battaglia ora vinta, fiore indossato anche da tutti gli altri parlamentari apertamente favorevoli alla riforma. Secondo la legge, le organizzazioni religiose potranno decidere se celebrare matrimoni nelle loro chiese, con valore pienamente legale. Per un cavillo tecnico – ma anche per la volontà politica di far cambiare idea alla Chiesa d’Inghilterra, per ora contraria – la confessione religiosa principale del Paese, proprio quella anglicana, è al momento bandita. Ma tutte le altre confessioni che potranno celebrare matrimoni rappresentano comunque milioni di persone, si va dai quaccheri agli ebrei riformisti, agli unitariani. Il Regno Unito diventa così il decimo Paese in Europa e il quindicesimo al mondo a garantire matrimoni fra persone dello stesso sesso. Inoltre, dieci degli stati membri degli Stati Uniti d’America ormai prevedono questo istituto.

Nel passaggio ai Lord, la parte più conservatrice del parlamento, sono passati emendamenti rivoluzionari anche per quei Paesi che ammettono il matrimonio gay e che non erano attesi, come quello che ora consentirà alle persone che cambiano sesso di restare sposate e di non perdere il proprio status. Una vittoria, quindi, per la comunità omosessuale del Regno Unito, che già da anni era dotata dell’unione civile, qui chiamata civil partnership, ma che voleva piena uguaglianza, anche simbolica, di fronte alla legge. Paul Martin, direttore della Lesbian & Gay Foundation, spiega: “Questo è un passo enorme verso l’uguaglianza. Questo è un giorno storico”. Qualche perplessità, tuttavia, dagli Stati Uniti d’America, dove tanti altri attivisti Lgbt stanno lottando per un matrimonio gay che sia finalmente riconosciuto in tutti gli Stati della confederazione. Linda Giovanna Zambanini, famosa attivista di origine italiana che vive e lavora in Indiana, commenta così gli aspetti ancora non chiari della legge, come il perché si debba aspettare ancora un anno per vedere il primo matrimonio. “Per quella data – spiega Zambanini al fattoquotidiano.it – molte persone potrebbero essere morte e molte coppie sfasciate. È successo e sta succedendo, la legge dovrebbe essere applicata il prima possibile, non fra un anno”.